Consegna dell’attestato di Benemerito di Dovadola a Emanuela Bianchi Porro
Sabato 8 aprile 2017, alle ore 17.00, presso Eataly – Sala Pellegrino Artusi (2° piano), piazza Saffi 45, Forlì, il Comune di Dovadola e l’Associazione per Benedetta Bianchi Porro organizzano la presentazione del libro “Benedetta e le ricette di famiglia”, a cura di Liliana Fabbri Selli e Flavia Bugani. Insieme alle curatrici interverranno Emanuela Bianchi Porro, sorella di Benedetta, Mons. Dino Zattini, presidente della Fondazione Benedetta Bianchi Porro, Laila Tentoni, vicepresidente Casa Artusi, e Gabriele Zelli, sindaco di Dovadola.
Il libro potrà essere acquistato versando un’offerta di almeno 5 euro. Il ricavato sarà destinato a sostenere le attività dell’Associazione per Benedetta Bianchi Porro.
Pensando al contenuto del libro ci si potrebbe chiedere ancora un ricettario? L’ennesimo (!) dopo quelli di chef più che stellati e di cuochi più o meno amatoriali, nonché con un martellamento televisivo quotidiano. Niente di tutto questo. Presentiamo la testimonianza di una ragazza dovadolese che viveva, con curiosità e partecipazione, la vita della sua famiglia e la viveva nel modo più tradizionalmente femminile: trascrivendo e utilizzando le ricette di casa, mettendo in pratica quella quotidianità culinaria che troppo spesso viviamo come tale e che, invece, è ricchezza di tradizioni (nel caso specifico ricchezza culinaria data anche dai prodotti del territorio dovadolese nel solco della tradizione tosco-romagnola), di cura per i propri cari, di affetto, di attenzione, di impegno, in sintesi di sentimento.
Benedetta è stata proclamata Venerabile e prosegue l’iter per il riconoscimento del suo ammirevole percorso di incrollabile fede nella sofferenza. Viene ricordata anche con questa pubblicazione, che la mostra nella sua giovinezza serena, nella condivisione di quei valori quieti, familiari che sono patrimonio di tutti noi. Trattandosi poi di ricette, qualche spunto o ispirazione potremo sempre trarne!
Benedetta Bianchi Porro nacque a Dovadola l’8 agosto 1936; a pochi anni di vita fu colpita dalla poliomielite. Nel 1951 seguì la famiglia a Sirmione. Si manifestarono in questo periodo i primi sintomi di un grave morbo incurabile che la rese progressivamente sorda, completamente paralizzata e infine cieca. Malgrado i malanni Benedetta ebbe la possibilità di frequentare brillantemente il percorso scolastico fino ad iscriversi alla facoltà di Medicina, presso l’Università di Milano, all’età di 17 anni. Ebbe inizio allora il suo più duro calvario causato dal morbo che essa stessa diagnosticò. Lunghe degenze in cliniche, consulti, interventi chirurgici, sofferenze, menomazioni, umiliazioni che non valsero a farla desistere dal suo sogno di diventare medico. Inesorabilmente assediata dalla grave malattia, tralasciò l’Università solo all’ultimo esame nel 1958.
Personalità ricca e sensibile maturò un’intensa spiritualità, visse la propria malattia con coraggio tanto da confortare quanti intrattenevano con lei rapporti diretti o epistolari. Gli unici mezzi di comunicazione col mondo erano un filo di voce e la sensibilità di una mano, attraverso la quale le venivano fatti percepire sul corpo e sul volto segni convenzionali. A tutti ha donato speranza. La sua fede ha operato prodigi.
La sua esistenza terrena si chiuse il 23 gennaio 1964, a Sirmione. Il 25 la salma venne portata a Dovadola e tumulata nella tomba dei nonni materni. Il 22 marzo 1969 le spoglie mortali furono trasferite nell’Abbazia di Sant’Andrea (La Badia) di Dovadola e tumulate in un sarcofago sormontato da un altorilievo in bronzo, dello scultore Angelo Biancini (Castel Bolognese 1911 – 1988), che la raffigura giacente.
L’8 dicembre 1975 il vescovo di Forlì-Bertinoro, mons. Giovanni Proni, emise il decreto di introduzione della causa di beatificazione. La fase diocesana del processo si concluse il 19 giugno 1977. Il 23 dicembre 1993 venne riconosciuta l’eroicità delle virtù. La causa di beatificazione è in corso.
Nell’occasione il sindaco Gabriele Zelli consegnerà a Emanuela Bianchi Porro l’attestato di Benemerito di Dovadola con le seguenti motivazioni: “Per saper onorare con dedizione e umanità la memoria della sorella Benedetta impegnandosi nella diffusione di un messaggio di speranza che la Venerabile dovadolese ha lasciato dopo una vita caratterizzata dalla sofferenza”.
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