All’interno della propria Assemblea Annuale 2018, svoltasi lo scorso 1 giugno presso Rocca delle Caminate, Confcooperative Forlì-Cesena ha lanciato diversi messaggi di non poco conto, dai quali emergono con forza gli orientamenti dell’associazione per i prossimi anni, espressi in maniera alquanto esplicita in un Piano di Sviluppo triennale il cui titolo appare assai eloquente “Cuore di Romagna”, per ribadire la centralità della cooperazione su un territorio che, di questa forma imprenditoriale, è particolarmente ricco.
Le linee di indirizzo di Confcooperative racchiudono in sè due grandi pilastri su cui poggia l’attività: da un lato la conferma della centralità dell’identità e dei valori che stanno alla base dell’azione quotidiana, dall’altra la forte spinta verso l’innovazione, quale chiave per essere al fianco, non solo delle cooperative associate, ma anche della intera comunità romagnola, in modo efficiente, strutturato e rispondente ai bisogni emergenti.
“Voglio ribadire con decisione questo concetto dell’identitа – afferma Mirco Coriaci, direttore di Confcooperative Forlм-Cesena – oggi c’è assoluto bisogno di riprendere per mano le nostre origini, i valori che hanno plasmato il movimento cooperativo e che in definitiva hanno rappresentato un forte stimolo per lo sviluppo economico dei nostri territori: per noi identità significa non solo ribadire le radici cristiane del nostro agire, ma anche ricordare che la nostra organizzazione è essenzialmente il luogo delle relazioni, dell’ascolto delle esigenze e dei problemi delle persone, dove uomini e donne fanno di tutto per dare risposte risolutive a questi interrogativi, partendo da un presupposto irrinunciabile, ovvero la centralità della persona umana in ogni contesto e, quindi, anche in quello economico e produttivo.
Questo aspetto che mi sta tanto a cuore deve essere il basamento su cui costruire le azioni per il futuro e anche quel processo di aggregazione in area vasta che coinvolge molteplici organizzazioni del nostro territorio. Ragionare di area vasta significa migliorarsi, essere più vicino alla gente, razionalizzare l’operatività, ma si deve partire, in tutti gli ambiti, dalla condivisione di un progetto di sviluppo che non può non partire dall’identità e dai valori fondanti di qualsiasi organizzazione. Le aggregazioni che dimenticano questo concetto base, a mio modo di vedere, non hanno radici solide per rappresentare una svolta positiva e favorevole per l’intero sistema Romagna”.
E’ evidente che tale concetti hanno un respiro generale, ma riguardano anche l’aggregazione auspicata all’interno di Confcooperative per giungere ad un unico soggetto romagnolo che rappresenti le aree ravennate/faentina, forlivese/cesenate e riminese: un processo sul quale, per ora, Forlì-Cesena dimostra interesse, ma presenta tempi e modalità diverse, anche per comprenderne gli sviluppi e soprattutto per cogliervi segnali che privilegino comuni ambiti valoriali, una spinta condivisa per l’innovazione e un’equilibrata valorizzazione delle peculiarità dei territori. Se questi “ingredienti” diventeranno il sale del progetto l’impressione è che ogni differenza ed ostacolo possano essere superati, compresa l’annosa questione della strenua difesa dei campanili, che, come ben tutti sanno, rischia di penalizzare lo sviluppo del sistema Romagna ad ovvio vantaggio di quello di altri territori, emiliani in primis.
L’evento dell’Assemblea Annuale è stato, come di consueto, anche l’occasione di fermarsi e guardare lo stato dell’organizzazione e delle imprese cooperative associate: se ne ricava una sostanziale tenuta di Confcooperative Forlì-Cesena, a fronte di una minima contrazione dell’intero sistema cooperativo che si attesta attorno all’1% in Regione e al 2,5% in provincia, pur senza dimenticare che negli ultimi 10 anni in Emilia-Romagna il movimento ha creato 23.000 nuovi posti di lavoro.
I numeri di Forlì-Cesena sono presto detti: 265 cooperative associate a cui fanno riferimento 37.000 soci, mentre gli addetti complessivi sono 17.000 e il fatturato si attesta attorno ai 3 miliardi e 900 milioni di euro. La presenza femminile, infine, risulta interessante con 9.500 addetti.
Di rilievo, nel corso dell’Assemblea, anche la modalità innovativa della comunicazione dei contenuti: non più la tradizionale relazione, ma una dinamica intervista (curata da Marco Bilancioni, caporedattore del Carlino Forlì) al presidente Mauro Neri, la proiezione di vari filmati, uno dei quali incentrato sulle figure dei 5 probi pionieri viventi della cooperazione forlivese e cesenate (Francesco Antonelli, Antonio Prati, Bruno Piraccini, Amedeo Scozzoli e Guido Sassi) e un secondo con un significativo videomessaggio di don Erio Castellucci, che per un breve periodo ha accompagnato il cammino dell’organizzazione prima di essere nominato arcivescovo di Modena.
Insomma segnali inconfutabili di un cambio di marcia dell’organizzazione, che non è un mero adeguamento ai tempi moderni, ma una forte volontà di anticipare il futuro e non subirlo, nella consapevolezza che la cooperazione presenta peculiarità per disegnare il futuro dei territori e offrire strumenti strategici per affrontare il mercato da protagonisti, mantenendo quella capacità di sintesi fra economia e solidarietà umana, tuttora attuale, che oltre 40 anni fa era un dei concetti più cari a Gino Mattarelli, padre della cooperazione romagnola e ispiratore di quella sociale su tutto il territorio nazionale.
Ma veniamo alla principale novitа introdotta a inizio 2018 da Confcooperative, ovvero il Piano di Sviluppo 2018-2020, il cui titolo è “Cuore di Romagna”, un progetto che si propone di promuovere il modello cooperativo nei principali contesti ed emergenze del nostro tempo, quali la disoccupazione, le nuove povertà, le crisi aziendali, il contrasto all’illegalità, proponendo in primis alle imprese socie, poi a tutto il contesto produttivo romagnolo una rappresentanza dinamica, unita a servizi innovativi, per affrontare il mercato da protagonisti, creando una sinergia virtuosa fra Confcooperative stessa, il proprio Centro Servizi, la formazione professionale (Irecoop) e il mondo universitario.
“Abbiamo individuato – spiega Coriaci – ben sette ambiti di intervento, che vanno dalle Certificazioni, per le quali abbiamo individuato una figura di riferimento che possa accompagnare le imprese in processi di questo tipo, all’Economia Circolare, che viene presidiata da un apposito ufficio specializzato in materia di ambiente e finanza e di simbiosi circolare, fino alla Compliance aziendale, un termine oggi molto in voga che sta ad indicare la conformità delle attività delle imprese in materia di disposizioni normative: noi presidieremo in particolare tutto ciò che concerne la Privacy, la Sicurezza e il Modello Organizzativo 231 (insieme di regole e procedure di un’impresa per prevenire la commissione dei reati). Altro aspetto rilevante del nostro piano triennale riguarda le Piattaforme (Sharing Economy, Reti, Liberex, intersettorialità e welfare aziendale) con un servizio specifico di riferimento in grado di accompagnare le imprese online e conoscere i plus di nuove forme e servizi in Rete. Non poteva mancare nel progetto un forte impegno per le giovani generazioni. E’ fin troppo banale ricordare che i ragazzi di oggi saranno l’ossatura della società di domani: per questo è necessario un’azione di orientamento, di educazione alla cooperazione, di conoscenza di professioni innovative. Anche questi aspetti verranno curati da un apposito ufficio. Altro aspetto su cui punteremo è senza dubbio una consulenza per quanto concerne appalti, bandi e gare, in virtù delle nuove normative nazionali, dei concetti di digitalizzazione e dei portali relativi al Mercato Elettronico. Ultimo, non certo per importanza, il nostro impegno nella valorizzazione del concetto Start Up, in cui intravvediamo la promozione di idee imprenditoriali che utilizzino la forma cooperativa e quella dell’impresa sociale e anche la forte tensione verso l’innovazione, che, in definitiva, è uno dei concetti principali dell’intero programma di sviluppo”.
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