La libertà di stampa non sono le veline, ma le notizie esclusive

Mi fai un passaggio al terminale (pratica vietata ai non poliziotti) per fare una verifica su una persona o una targa? Mi fai una fotocopia del referto medico? Mi racconti cosa vi siete detti in giunta? Mi dai il fascicolo del nuovo Prg che sarà pubblico solo fra due mesi? Mi spieghi come sta andando l’indagine che poi scrivo solo quello che mi autorizzi? Quando partirà l’avviso di garanzia? Mi racconti cosa vi siete detti nello spogliatoio dopo la sconfitta? Mi dai informazioni sulla salute economica della tal azienda? E’ vero che non paga le rate dei mutui?

Sono solo alcune delle domande che i giornalisti sono abituati a fare quasi tutti i giorni. Perché per cercare fare buona informazione è fondamentale avere delle notizie in esclusiva. E per trovarle è necessario avere delle buone fonti. Quelle che nell’immaginario collettivo sono considerati gli informatori, ma che, di fatto, sono persone con le quali si è instaurato un buon rapporto e che scelgono di passarti alcune notizie. Non succede solo nella cronaca nera e giudiziaria. Personalmente non ho mai pagato nessuno e altrettanto hanno fatto i colleghi con i quali ho lavorato. Ma di notizie esclusive ne ho avute tante. Moltissime pubblicate, ma tante anche rimaste nel cassetto perché la fonte me le raccontava a patto che le avrei utilizzate solo se si fossero verificate determinate conseguenze. E non tradire la fiducia dell’ “informatore” è la regola principale.

Insomma, per essere un buon giornalista è necessario avere fonti importanti e affidabili. Altrimenti si lavora con i comunicati stampa, soluzione molto più semplice, ma professionalmente demotivante. Certo, sarebbe l’ipotesi che le istituzioni (qualunque esse siano) gradirebbero. Come vorrebbero che fossero pubblicati integralmente i loro comunicati stampa anche quando sono più lunghi di guerra e pace.

Invece il giornalismo è un’altra cosa. E’ ricerca delle notizie pubblicandole quando sono documentate. Bisogna evitare di diffamare, ma non si deve temere di essere indagati per violazione del “segreto delle indagini”. L’importante è aver rispettato tutti i canoni della deontologia. Quindi non si può chiedere di fare del giornalismo investigativo e poi lamentarsi quando lo stesso ti tocca più o meno da vicino, Come non si può gridare al regime quando i cronisti bravi fanno bene il loro lavoro. Così come lo fece Chiocci, attuale direttore del Tg1, quando trovò le prove per far scoppiare lo scandalo della casa di Montecarlo che creò grossi problemi a Gianfranco Fini. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.