C'è molto da rivedere nella strategia. Non si è fatto tesoro degli sbagli del passato
Perché l’Emilia Romagna è contendibile nonostante il buon governo di questi anni? La domanda è legittima, la risposta molto più difficile. Semplificando si potrebbe dire che le cause vanno ricercate in un’onda lunga nazionale. E sarebbe anche un’analisi giusta. In questo momento il centrodestra trainato dal salvinismo ha il vento in poppa. Si può non essere d’accordo, ma non si può negare l’evidenza. Poi ho qualche dubbio che possa essere la panacea di tutti i mali. Però quello è un altro discorso.
Il Pd invece dovrebbe interrogarsi non solo sul perché Salvini intercetta tanti voti, ma perché ha anche sfondato in un elettorato tradizionalmente di sinistra. Una sorta di ventre molle che prima ha guardato ai 5Stelle ed oggi si rivolge a Salvini. E, in precedenza, aveva puntato su Renzi.
È un vascello in difficoltà, sballottato dalle onde e che cerca qualcosa, anche uno scoglio, al quale aggrapparsi. E, in questo momento, il populismo di Salvini è quello che li tranquillizza di più perché dice loro quello che vogliono sentirsi dire. Poco importa basta che fra il dire e il fare…
Una delle teorie è che il Pd non riesce più a intercettare certi voti perché è snob. Non è vero. Però la percezione c’è. Eccome se c’è. Ed è un problema soprattutto comunicativo. Il dibattito che ruota attorno alla manovra di bilancio è l’esempio più classico ed ha dell’assurdo: il governo cancella tasse per circa trenta miliardi (Iva e taglio del cuneo fiscale) e si dibatte solo di interventi che introducono balzelli per poco più di un paio di miliardi e si parla di governo delle tasse.
Però, a prescindere dal fatto specifico, il Pd diverse colpe le ha. Soprattutto come strategia comunicativa. Ius soli e tante altre battaglie simili sono totalmente condivisibili e si deve anche sventolare la bandiera. Però non si può alzare la voce su questi temi e tenere un tono istituzionale su un taglio delle tasse di quasi trenta miliardi di euro. Se un simile intervento lo avesse fatto la destra, Salvini ci avrebbe (giustamente) fatto molto più che una campagna elettorale.
Invece mi sembra di essere tornato alla primavera del Duemila: il governo D’Alema fece un consistente taglio delle tasse (fra i dieci e quindici miliardi di lire, se non ricordo male), ma non se ne parlò quasi per niente. Il dibattito si concentrò sul fatto che baffino calzava scarpe che costavano seicento euro. Il risultato: alle regionali prese un tale schiaffo che si dovette dimettere.
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