Le manovre taglia e cuci di Giorgia Meloni non aiutano un’Italia ormai sfibrata

Il governo è forte solo a cercare di cambiare le cose dal punto di vista culturale

CESENA. Le vicende sentimentali di Giorgia Meloni hanno catalizzato buona parte dell’interesse e, soprattutto, delle notizie del fine settimana. Per questo sono state involontariamente silenziate alcune notizie che avrebbero meritato ben altra eco. Una è relativa ad una rilevazione Eurostat: il 63 per cento delle famiglie italiane fatica ad arrivare a fine mese. Il dato è relativo al 2022, emerge anche che quello italiano è il dato più alto dei grandi paesi europei. Altra cosa che meriterebbe un approfondimento è quella della fuga dalla sanità: circa cinquemila operatori (primari compresi) hanno scelto di andare all’estero o con i privati per cercare condizioni migliori sia dal punto di vista della retribuzione che della qualità del lavoro. Il problema è che queste due sono solo la punta di un iceberg di una situazione che in Italia è deficitaria in molti settori. compreso il sottodimensionamento di molti stipendi.

Uno stato di fatto che necessita di una immediata inversione di tendenza. Per farlo però servono interventi chiari e precisi. Non ci può essere una ricetta unica. Ognuno ha la propria, in base alla propria cultura e alle sue priorità. Il problema non è quello, ma è fondamentale applicare le proprie ricette. Cosa che può avvenire solo con un governo politico. Quelli tecnici o “multiforze” non sono in grado di intervenire in maniera adeguata proprio a causa delle diverse sensibilità che sono poi la base dei veti incrociati.

Al contrario di quello che è successo negli ultimi lustri, il governo Meloni è nella situazione ideale. Ha una maggioranza numericamente forte e potrebbe portare avanti una politica per disegnare il paese che ha in mente. Cosa che però non sta succedendo. Siamo alla seconda manovra di bilancio e questi segnali non si vedono. Quella che la sora Giorgia sta proponendo è una manovra taglia e cuci e che ha come obiettivo principale quello di tenere calmi i mercati e non “infastidire” l’opinione pubblica. Lo dimostra la campagna di comunicazione incentrata su messaggi tranquillizzanti e che promettono anche cose che non succederanno. E’ il caso del taglio del cuneo fiscale: essendo una conferma non porterà altri soldi in busta paga, ma congelerà per dodici mesi quella attuale. Ma, leggendo bene la manovra, sono tante le voci che lasciano perplessi. Non tanto per il singolo provvedimento, ma per la totale o quasi mancanza di identità, cosa che invece avviene a piene mani  livello culturale. Ma il Paese ha bisogno di altri tipi di risposte.

La delegazione del GRUPPO PARLAMENTARE “FRATELLI D’ITALIA” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI,in occasione delle consultazioni (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.