Il primo dei tre appuntamenti previsti per il mese di ottobre nell’ambito delle Conversazioni dantesche si terrà martedì 13 alle 17.30 alla sala Dantesca della biblioteca Classense, in via Baccarini 3 con una conversazione che entra nel pieno della contemporaneità.
Donata Luiselli, responsabile del laboratorio del Dna antico del dipartimento Beni culturali, che svolge le sue ricerche nell’ambito dell’antropologia molecolare e della genomica delle popolazioni umane, dialogherà con Elisabetta Cilli la cui attività di ricerca rientra nel campo delle indagini scientifiche volte allo studio e alla comprensione dei contesti e dei reperti archeologici, mediante l’applicazione delle metodologie del Dna antico, allo scopo di contribuire alla ricostruzione della storia, della vita e delle dinamiche delle comunità umane del passato in relazione all’ambiente e alle risorse.
Dalla trattazione emergerà come l’Homo sapiens sia frutto di interazioni tra biologia e cultura, aspetti strettamente correlati e mutualmente contaminanti, responsabili di una storia lunga e complessa, fatta di sfide, successi e insuccessi. La profonda conoscenza tra le due studiose permetterà di intrecciare una conversazione su contagio e contaminazione nella scienza nel suo complesso e di rispondere a domande che la recente pandemia ha suscitato nella popolazione.
Sarà possibile seguire l’evento attraverso lo streaming in www.vivadante.it
Per la partecipazione in loco è richiesta la prenotazione obbligatoria in considerazione del contingentamento posti dovuto all’emergenza sanitaria.
Per prenotazioni e informazioni crc@comune.ra.it
L’edizione 2020 delle Conversazioni Dantesche, progetto realizzato dal Centro Relazioni Culturali del Comune di Ravenna in collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, a cura di Sebastiana Nobili e Luigi Canetti, è dedicato ad un tema drammaticamente attuale. La diffusione mondiale del Covid-19 ha riportato improvvisamente le nostre società globalmente unificate dalla tecnologia e dal mercato in condizioni psicologiche paragonabili a quelle che il pianeta non aveva forse più conosciuto dopo la grande crisi dell’influenza “spagnola”, un secolo fa.
La relativa fragilità dei nostri presidi sanitari e delle nostre agenzie terapeutiche e la precarietà delle nostre difese culturali e dei meccanismi politico-decisionali, fanno emergere in maniera clamorosa la persistente centralità delle nozioni di contagio e contaminazione come fattori cruciali dell’evoluzione biologica e, al tempo stesso, come vettori simbolici attraverso i quali le relazioni sociali vengono rappresentate e rinegoziate, specie nei momenti di crisi. Forse mai come ora è opportuno prendere le distanze dalle emozioni negative che il concetto di virus porta con sé e, partendo dalla biologia per approdare alla letteratura attraverso i territori dell’antropologia e della storia, accogliere la sfida lanciata più di vent’anni fa da Dan Sperber – sfida che la comunicazione digitale sembra avvalorare – a pensare la cultura come fenomeno epidemiologico ossia come effetto cumulativo della propagazione su vasta scala delle idee tramite il dispositivo del contagio, e non attraverso le tradizionali spiegazioni dei macrofenomeni con altri macrofenomeni.
Le nostre reazioni al virus, allora, possono determinare non soltanto i modi in cui esso si propaga e si combatte, ma riflettono, come in un gioco di specchi, la natura virale con cui le idee, buone o cattive che siano, tendono a riprodursi e a diffondersi. La posta in gioco del futuro delle specie esige ormai di tenere insieme e di far emergere i fili intrecciati che legano da sempre biologia e cultura.
Prossimo appuntamento: martedì 20 ottobre alle 17.30 alla sala Dantesca della biblioteca Classense con Vincenzo Matera che dialogherà con Ivo Quaranta.
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