La doppia chiave di lettura di Fratelli d'Italia
CESENA. Che differenza c’è fra Jesolo o Cesenatico? Quasi nessuna. Sono due comuni con la stessa vocazione turistica e della stessa dimensione: 25 mila abitanti per Jesolo, 26 mila per Cesenatico. Ma per Fratelli d’italia pare ci sia una differenza abissale. Nei mesi scorsi l’opposizione puntò l’indice accusatore contro il sindaco di Cesenatico reo di non saper tenere sotto controllo il fenomeno delle baby gang che imperversavano, creando problemi, soprattutto nella zona del grattacielo. Matteo Gozzoli, primo cittadino cesenaticense, obiettò che era anche un problema di carenza di controlli a causa dei ridotti organici delle forze dell’ordine. Non lo avesse mai detto: il centrodestra contro di lui lanciò missili ad alzo zero.
Adesso a Jesolo, relativamente alle baby gang, c’è una situazione peggiore. Lunedì mattina se ne è occupato uno dei tantissimi programmi di approfondimento della Rai. In collegamento c’era il sindaco di Jesolo che non ha negato l’emergenza (non avrebbe potuto farlo), ma si è lamentato per la carenza di organico che penalizza le forze dell’ordine riducendone l’operatività. Insomma, la stessa chiave di lettura data da Gozzoli. La differenza però è un’altra: in studio c’era un’esponente di Fratelli d’Italia che è stata solidale con il sindaco. Ma come, verrebbe da dire, pochissimo tempo fa una chiave di lettura identica fu contestata senza se e senza ma. Cosa è cambiato? Poco o niente, solo che il sindaco di Jesolo è un esponente di Fratelli d’Italia, partito che della tutela dell’ordine pubblico ha sempre fatto una bandiera.
Sia chiaro: a parte invertite le cose sarebbero andate nella stessa cosa. E questo è un problema, perché dimostra l’inconsistenza e l’inutilità delle dichiarazioni dei politici. Usare slogan o frasi fatte è sempre stato un vizio della politica, ma il problema si è elevato alla massima potenza dalla tv. Ormai non si va in televisione per affrontare dei problemi, per fare campagna elettorale anche e soprattutto perché non c’è dibattito, siamo di fronte ad una sorta di soliloquio. A questo punto è lecito chiedersi se sia il caso di continuare ad invitare i politici in tivù.
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