Il messaggio di Natale del vescovo
di Douglas Regattieri*
Alla vigilia del santo Natale – come ogni anno – mi rivolgo alla comunità diocesana per disporci a celebrare la nascita del Salvatore. È una ricorrenza liturgica che mantiene la sua peculiarità di festa religiosa, e tale vogliamo che rimanga. Essa ridesta in noi sentimenti e riflessioni profonde anche a partire dal contesto sociale in cui si colloca. Cade infatti al chiudersi di un anno vecchio e all’aprirsi di un altro anno nuovo. Un’occasione preziosa per fare un bilancio dell’anno trascorso e formulare i migliori auguri per il nuovo 2023.
Identifico nel grande tema della pace l’elemento che unifica le due motivazioni della festa natalizia: quella religiosa e quella civile. Cristo è la nostra pace, come ci ricorda l’apostolo e noi suoi discepoli – da Lui sollecitati e motivati – siamo chiamati a essere artigiani di pace in un mondo e in un tempo che sembrano non decidersi a eliminare questa grave piaga sociale che causa morti e distruzioni, come purtroppo il conflitto russo-ucraino (e non solo) ci testimonia ogni giorno ormai da una decina di mesi.
Pur essendo la nostra Europa ormai da più di 70 anni in una situazione di una pace duratura e stabile, dobbiamo con trepidazione ammettere che non siamo più sicuri, dal momento che, alle porte di casa nostra, suonano minacciose le sirene, tuonano i missili e cadono le bombe. È per questo che il Papa non si stanca di avvertirci che siamo in una terza guerra mondiale o in una guerra a pezzi… Davanti a noi cristiani ancora una volta sta la sfida della pace in tutta la sua gravità. Che fare? Indico tre percorsi: annunciamo la pace. Non stanchiamoci di proclamare la pace: il Natale è la festa della pace. Cristo, nato per noi, ci ha portato la pace. Egli è la nostra pace. Lo hanno cantato gli angeli sulla grotta: Pace agli uomini che egli ama. Attorno all’altare partecipando alla santa Messa, la vigilia e il giorno di Natale, ci inginocchieremo e ci prostreremo davanti al presepio. Sarà un modo per dire a tutti che noi crediamo in Lui, nostra pace.
Preghiamo per la pace. Lo faremo soprattutto il 1° gennaio, nelle nostre comunità e durante la marcia della pace che terremo nella Giornata mondiale a essa dedicata, invocando l’intercessione della Vergine che in questo giorno onoreremo come Madre di Dio, regina della pace.
Lo faremo nelle nostre famiglie, con i nostri bimbi prima di dormire: dona, Signore, al mondo intero la tua pace.
Lavoriamo per la pace. Nella festa dell’Epifania, il 6 gennaio, contempleremo il Bambino Gesù adorato dai pastori e dai Magi dell’Oriente. Penso al loro viaggio di ritorno, quando raggiunsero i loro campi, le loro greggi, i loro paesi: cosa si saranno portati via dall’incontro con quel Bambino? La voglia di essere costruttori di pace, perché quella fu l’unica lezione che impararono a Betlemme.
Lavoriamo anche noi, come loro, nel nostro piccolo per creare rapporti di pace e di fraternità; per far crescere la coscienza della pace nelle nostre istituzioni educative. Non si spenga il desiderio della pace; non ci prenda l’indifferenza e la stanchezza spirituale. Come dice il profeta: “Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia” (Sof 3, 16-17).
Ognuno ponga, con solerzia e con fiducia, il suo piccolo mattone per erigere l’edificio della pace.
*vescovo di Cesena-Sarsina
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