RAVENNA. È un animale, è giallo e ha solcato gli oceani del rock per nuotare nei mari della musica classica contemporanea.
Hai indovinato? È lo squalo giallo, o meglio The Yellow Shark, l’ultimo disco di Frank Zappa e una creatura peculiare, concepita da un artista così fuori dagli schemi da essere stato in grado di conquistare la cittadinanza di continenti musicali apparentemente troppo distanti. Venerdì 9 giugno, alle 21.30 al Pala De André, la suite-capolavoro, a trent’anni dalla scomparsa di Zappa, è eseguita per Ravenna Festival dal PMCE – Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretto da Tonino Battista, con il dramatic reading di Marcello Nardis. Riportare sul palco The Yellow Shark significa misurarsi col titanico perfezionismo del compositore di Cucamonga, un’impresa che per anni ha messo in crisi anche Peter Rundel, direttore dell’Ensemble Modern a cui era stato affidato all’epoca del debutto al Festival di Francoforte; ma è anche l’occasione per far rivivere un meraviglioso progetto orchestrale, dove lo Zappa della maturità combina lirismo, divertimento, passione e una scrittura più che mai elegante. L’appuntamento è reso possibile dal sostegno di Reclam Edizioni e Comunicazione.
Battezzato in onore di un pesce di plexiglas che il suo autore aveva ricevuto in regalo nel 1988, The Yellow Shark era l’album numero sessantadue della carriera di Frank Zappa. Sarebbe stato l’ultimo; lo sapeva, Zappa, da tempo malato. Ci volle una vita intera per emanciparsi dall’immagine di genio trasgressivo e freak che lo aveva reso protagonista negli annali del rock: solo pochi mesi prima della morte, nel 1992, il suo nome entrò di diritto nell’empireo della “musica seria”, quando una ventina di sue composizioni, vecchie e nuove, vennero eseguite in forma di suite al Festival di Francoforte e così collocate sullo stesso piano dei lavori di Cage e Stockhausen. Accanto a riletture come un medley di brani prediletti e un paio di brani pensati al Synclavier e trascritti per orchestra, ci sono composizioni come Outrage at Valdezi, il duetto pianistico Ruth Is Sleeping e Food Gathering in Post-Industrial America, 1992; brani, cioè, che vibrano delle influenze di Stravinskij e Varèse. E poi Welcome to the United States, brano a struttura improvvisata – un happening praticamente – ispirato alla modulistica da compilare per ottenere un visto d’ingresso negli Stati Uniti. Chi ha detto che la “musica seria” non ha il senso dell’umorismo?
Dopo tutto, Frank Zappa è ironia. Fin dal debutto con il doppio album Freak Out! nel 1966 – il produttore Tom Wilson lavorava anche con Bob Dylan e John Coltrane – e attraverso tutti i progetti successivi, Zappa ha sempre guardato le mode e il conformismo dall’alto in basso. Dotata di una bellezza mai compiacente e anzi a tratti sgradevole, forse non dissimile dalla bellezza della verità, la musica di Zappa mette alla berlina il politicamente corretto, le virtù di massa, il trionfo capitalistico e industriale, i patriottismi che risuonano a vuoto. Con ogni evidenza, la generazione Dada l’avrebbe considerato un fratello. E, con umorismo, Zappa ci impartisce una lezione troppo spesso dimenticata o trascurata: che non esistono confini musicali se non quelli che noi stessi, pubblico e critica, creiamo; ma mari e oceani sono un unico corpo d’acqua e basta cavalcare la giusta corrente per ritrovarsi a nuotare con gli squali (gialli).
Il PMCE – Parco della Musica Contemporanea Ensemble è nato nel 2009 in seno all’Auditorium Parco della Musica di Roma per iniziativa della Fondazione Musica per Roma. Con una formazione ad assetto variabile, che va dalla performance di solisti fino al Large Ensemble e alla Sinfonietta, l’ensemble è costituito da musicisti che hanno lavorato a stretto contatto con alcuni tra i più importanti compositori della scena contemporanea, da Terry Riley a Philip Glass, da Steve Reich a Sciarrino, Battistelli, Dessner e molti altri, dando vita a importanti progetti e prime assolute in contesti internazionali, dalla Biennale di Venezia alla Konzerthaus-Berlin e il Festival d’Automne di Parigi, fino allo stesso Ravenna Festival. Il PMCE è diretto da Tonino Battista, versatile direttore che sa confrontarsi con partiture di tutte le epoche, ma anche con esperienze elettroacustiche e con l’improvvisazione; lo stesso Stockhausen l’ha annoverato fra i suoi interpreti preferiti.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: da 22 a 35 Euro (ridotti da 20 a 32 Euro)
I giovani al Festival under 18: 5 Euro | under 30 sconto 50% sui biglietti superiori a 20 Euro
Carnet Open (min. 4 spettacoli) -15% sul prezzo dei biglietti
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