Le politiche di austerity imposte alla Grecia hanno avuto effetti come quelli di una guerra. Lo scrive la Caritas in un recente rapporto di cui si è parlato anche su alcuni media italiani. Negli anni delle politiche pretese dalla famigerata Troika (Bce, Fondo monetario internazionale e Commissione europea) la disoccupazione è esplosa (+273%), superando il 50% fra i giovani. I salari medi sono crollati (-38%), la domanda interna è calata del 15%, la mortalità infantile è aumentata del 43%, la spesa sanitaria è scesa dell’11% solo fra il 2012 e il 2013, tanto che quasi un terzo della popolazione greca è esclusa dall’assistenza pubblica. In tale scenario catastrofico, se la Grecia non è precipitata ancora nell’abisso, lo deve in buona parte al risveglio dell’economia sociale. Per avere un’idea della massa di iniziative in corso si può consultare il documentato sito di Solidarity For All, una organizzazione senza scopo di lucro che cerca di coordinare molte delle azioni che stanno sviluppandosi in tutto il territorio ellenico. È in atto un boom di cooperative alimentari, che hanno dato lavoro a centinaia di disoccupati, con la creazione di mercati dei contadini; sono in crescita le cooperative sociali, mentre nascono gruppi di volontariato come il Voluntary Acion Group of Pieria, nel nord del Paese, che gestisce gli ordini dei clienti online e recapita i prodotti a casa dei consumatori. Lo stesso organismo ha promosso anche una clinica gratuita, grazie all’impegno di medici e infermieri volontari. Per far fronte alla mancanza di liquidità, in alcune zone sono nate delle monete locali o degli strumenti di pagamento non monetari. All’Università di Tessalonica è sorto il “no-middleman movement”, un modello ispirato ai gruppi di acquisto solidale, che permette di acquistare prodotti all’ingrosso direttamente dai produttori, mentre le aziende sono pagate alla consegna. Il caso di Solidarity For All è molto interessante: come si legge nell’ampio reportage di Ludovica Jona, apparso sul numero 170 della rivista Altreconomia, coinvolge più di 10 mila famiglie, si articola in 400 comitati locali che portano avanti 55 progetti di solidarietà alimentare, conducono 21 centri sanitari e hanno formato una quarantina di cooperative di disoccupati.
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