I Comuni di Formigine (Modena) e Palma di Montechiaro (Agrigento) hanno vinto la sesta edizione del premio “Pio La Torre”, istituito per mettere in luce le buone prassi amministrative contro corruzione e mafie. Cos’hanno fatto i centri dell’Emilia e della Sicilia per meritarsi il riconoscimento intitolato al parlamentare del Pci ucciso da Cosa Nostra nel 1982? Formigine (35 mila abitanti) ha recuperato nel 2014 ben 858 mila euro evasi al fisco, grazie a una serie di segnalazioni e all’incrocio di banche dati a disposizione di vari organi locali e statali. A Palma (13 mila residenti) l’impegno di alcuni cittadini ha portato a scoprire una vasta rete di abusi e di mancati pagamenti per il servizio idrico. Inoltre uno sportello comunale ha accelerato i tempi di disbrigo delle pratiche e ridotto la corruzione. Non si tratta di atti di eroismo, ma di persone, nello specifico funzionari e dipendenti pubblici, che scelgono la legalità, anche se in alcuni casi ciò rende impopolari o addirittura invisi. Sono esempi positivi che emergono dalla quotidianità. Il premio promosso dall’associazione Libera, dal centro studi Pio La Torre e da Avviso Pubblico, associazione di enti locali per la formazione contro le mafie, intende appunto rendere merito e segnalare alla pubblica opinione che c’è una parte d’Italia che continua a fare il proprio lavoro in modo onesto e capace. È un segnale che cerca di arginare il cinismo corrente e la frustrazione di chi, tramite i media, riceve una rappresentazione raccapricciante del sistema politico e amministrativo italiano. Ma non è vero che tutto va male.
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