Ci sarebbe subito da dire: una volta c’erano le stragi del sabato sera che riguardavano soprattutto i giovani. Sono state eliminate? No, ma sono state veramente ridimensionate e nelle notti del fine settimana muoiono più adulti che giovanissimi.
Ma cosa intendiamo per Stragi del sabato sera? La loro caratteristica era costituita da incidenti mortali o gravi che avvenivano nelle notti del venerdì sul sabato e del sabato sulla domenica dalle 22 alle 6 del mattino e che coinvolgevano giovani conducenti.
Pensate al sabato sera: pensate alle lunghe strade della bassa emiliana, della Romagna o del Triveneto. Pensate ai telegiornali a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ‘90, quando le mamme antirock (le ricordate?) sfidavano le lobby dei locali notturni costringendo le amministrazioni a far chiudere le balere alle due del mattino, anziché alle 4.
A quei tempi la strage del sabato sera era un fenomeno preciso: auto di giovani che si schiantavano contro muri, alberi, altri veicoli. Le cause? Le solite: confidenza con l’alcol, stanchezza, velocità. E morti, tanti morti, tutti giovani.
Oggi la strage del sabato sera è molto, molto ridimensionata. Anzi in molti fine settimana non esiste quasi più. Perché? Si è vinta una guerra? Si è vinta una battaglia? È più semplice: è cambiato il teatro operativo della contesa. È cambiato il nemico, è cambiata la tipologia di vittime. Cosa ha funzionato, cosa invece deve cambiare?
Secondo l’osservatorio Il Centauro/Asaps, che tiene sotto analisi il fenomeno dal gennaio del 2012, il numero di incidenti classificabili come strage del sabato sera (intendendo quelle che avvengono nelle 16 ore maledette del venerdì e sabato notte, con almeno un giovane sotto i 30 anni fra i conducenti), ammonta a 362, con 203 morti e 636 feriti, ma non si tratta di tutti giovani.
Se è vero che la presenza di alcol o droga è stata accertata solo nell’11% degli incidenti gravi, è anche vero che le fuoriuscite per sbandamento di un veicolo, che ha fatto tutto da solo, sono state ben 189, cioè il 52%. Questo è un dato che va a fissare inequivocabilmente il fattore legato quanto meno alla stanchezza dei giovani nelle notti del fine settimana. Il 50% dei sinistri, in quelle notti, è avvenuto sulle strade statali e provinciali, il 43% sulle strade urbane e solo il 7% sulle autostrade.
La collocazione geografica vede ancora la netta prevalenza al nord con 194 impatti pari al 53%, (50 in Lombardia, 46 in Emilia Romagna, 32 nel Veneto). Il 21% al centro con 75 episodi, (32 nel Lazio e 24 in Toscana) e il 26% al sud, con 93 schianti, proprio dove il fenomeno fino a qualche anno fa era praticamente inesistente, (27 in Sicilia e 23 in Puglia, 16 in Campania).
Gli episodi plurimortali sono stati 20, le piraterie stradali sono state 26 (7%). In 270 episodi è stata coinvolta una vettura (75%) e in 88 sinistri una moto 24%. Nei casi residui altri veicoli.
Un focus sulle tre province della Romagna, Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena, dove il fenomeno prese corpo e nome negli anni ’80, ci dice che nel 2012 si sono contati “solo” 22 incidenti gravi che hanno causato 5 morti e 43 feriti. (10 incidenti a Forlì – Cesena con 3 vittime, 8 a Ravenna con una vittima e 4 Rimini con una vittima). Un ridimensionamento veramente sorprendente se si considera che in quei “mitici anni ‘80” in Romagna si contavano mediamente 4-5 vittime nelle notti di ogni fine settimana e non in un anno.
Per capire l’evoluzione positiva del fenomeno basti ricordare che nel 2000 le vittime nelle due notti del fine settimana erano 917, nel 2011 nelle notti del venerdì e del sabato siamo scesi a 421, cioè 496 lenzuoli bianchi in meno stesi sotto i fari, con un calo del 54%. Se si considera che nel 2012 gli incidenti con il coinvolgimento di conducenti sotto i 30 anni, nelle notti del fine settimana hanno causato 203 vittime, si capisce come la sinistrosità grave riguardi oggi, per oltre il 50%, fasce d’età più adulte.
Questa sorprendente e positiva evoluzione della sinistrosità delle notti del fine settimana certifica l’accettazione di un nuovo modello culturale, al quale anche l’ASAPS ha dato il suo contributo negli ultimi 20 anni. Le nuove e più severe norme, i decuplicati controlli con l’etilometro e le campagne come Brindo con prudenza della Fondazione ANIA con la Polizia Stradale, hanno dato i loro frutti. Ora si tratta di mantenere questi modelli e questa tensione, perché al minimo abbassamento della guardia la tendenza potrebbe tornare a far segnare cattivo tempo.
Forlì 25 gennaio 2013
Giordano Biserni
Presidente ASAPS
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