La battaglia per l’omicidio stradale riparte dalla Romagna

La proposta per l’introduzione del reato di omicidio stradale, riparte da Forlì. L’occasione è stata la presentazione del libro “Felici di seguirti”, scritto da Stefano Guarnieri e Stefania Lorenzini, genitori di Lorenzo, caduto sulla strada nel giugno 2010, e divenuto il simbolo dell’impegno sinergico di molte associazioni, in primis quella che porta il nome del figlio della coppia, l’Asaps e l’associazione Gabriele Borgogni.

Giordano Biserni, nella sua introduzione ai lavori, ha rilanciato il tema, che se da un lato assume ogni giorno sempre maggiori consensi tra la gente (80% secondo i sondaggi), dall’altro sembra essere finito nel dimenticatoio della politica.

Perché la politica, nel momento in cui gli italiani si preparano alle urne, ha letteralmente snobbato la necessità di citare nei propri programmi, la sicurezza stradale, a favore delle solite populistiche (e perennemente irrealizzate) proposte: alcuni mesi fa, quando attorno alla raccolta di firme che nel giro di poco tempo superò quota 50mila adesioni, era tutto uno sgomitare di onorevoli per dire la propria: chi era a favore e chi era contrario.

Poi, però, tutti si sono defilati, compresi i moltissimi parlamentari avvocati, salvo poi approvare emendamenti assurdi, come quello – caduto dopo le vibrate proteste dell’Asaps – che prevedeva la sostanziale abrogazione delle catene a favore degli pneumatici invernali.

Anche chi era frettolosamente salito sul carro dei vincitori – o meglio, di coloro che in quel momento sembravano essere arrivati a un passo dalla vittoria, cioè noi – ne è poi disceso alla chetichella, tornando alla propria sconosciuta posizione di partenza.

La raccolta di firme, nel frattempo, continua con rinnovato vigore, come hanno spiegato Stefano Guarnieri e Stefania Lorenzini, con l’obiettivo di arrivare al più presto a quota 100mila, partendo dalle attuali 64mila.

Ma la giornata forlivese di sabato è stata anche la giornata di Lorenzo e dei suoi coetanei: quando i ragazzi escono da scuola, generalmente sono euforici, agitati, bramosi di divertirsi. È l’età e ciascuno di noi dovrebbe ricordarsi com’erano quei giorni nei quali in file più o meno indiane si lasciava l’istituto per andare in visita a un museo o per una rappresentazione teatrale o ancora per una gita in una città vista un milione di volte ma “visitata”, mai.

Figuriamoci alla presentazione di un libro…

Quando entrano nella sala del consiglio provinciale di Forlì, hanno quasi tutti un’espressione un po’ snob: “che pizza!”, avranno pensato, lasciando con rammarico l’aria pura, seppur piovosa, di un sabato via dai banchi.

Si presenta il libro che narra la storia incivile cominciata con la morte di un loro coetaneo fiorentino, Lorenzo Guarnieri, caduto sulla strada per mano di un uomo ubriaco e drogato e divenuto subito dopo un ragazzo attraverso il quale raccontare un sacco di cose: di ciò che non funziona, quando un incidente stradale tronca vita e speranze anche in chi sopravvive; di ciò che uno deve sopportare o sentirsi dire dai tanti attori di una pièce burocratica così artificiosa e insensata da diventare surreale. Kafkiana.

I ragazzi vedono le immagini di Lorenzo che scorrono sul megaschermo, sentono parlare Stefano e Stefania con un linguaggio diverso dal solito, che si rivolge a loro con pari dignità: semplicemente, comunicano.

Usano spezzoni di film, gag comiche, reportage giornalistici e tanta, tantissima passione.

Che non sia la solita “pizza” è evidente: nella sala (pienissima) non vola una mosca e tutti, studenti, professori e la gente accorsa spontaneamente, se ne stanno con gli occhi fissi verso la coppia sorridente che racconta come sia possibile, per i genitori, seguire l’esempio del figlio.

Si, è una storia triste, ma Lorenzo è divenuto un’opportunità per tutti noi.

Il presidente dell’Asaps Giordano Biserni è al fianco di Stefano Guarnieri e Stefania Lorenzini dalla prima ora e la strada percorsa insieme è ormai tantissima.

Lorenzo Guarnieri è riuscito, a quasi tre anni dal suo omicidio, in ciò che ormai credevamo impossibile: cambiare la coscienza di un Paese le cui assurde contraddizioni cominciano spesso dove una vita finisce.

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