In-flussi di un naufragio. “TheTempest” da Auden a Eduardo De Filippo

Wystan Hugh Auden e Eduardo De Filippo

Wystan Hugh Auden e Eduardo De Filippo

Prosegue con un singolare duetto che ha come protagonista la letteratura del ‘900, investita dell’influenza culturale e drammaturgica dalla vicenda di Prospero, il festival L’Occidente nel labirinto XIII ed. – La tempesta. Elogio del sogno organizzato dal Circolo Acli ‘L. Valli’ e da 50&PIÙ. In-flussi di un naufragio. The Tempest da Auden a Eduardo De Filippo è il titolo della serata in programma martedì 29 ottobre alle 21 alla Fabbrica delle Candele a Forlì (p.zzetta Corbizzi 3).

Gennaro Colangelo, docente di Progettazione e organizzazione dello spettacolo presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Roma (LUMSA), si soffermerà su alcune interpretazioni e/o riscritture del nostro secolo, in un singolare duetto con l’attore Nicholas Gallo, il quale leggerà passi antologici tratti da Il mare e lo specchio del poeta britannico Wystan Hugh Auden e dalla versione in napoletano del ‘600 di Eduardo De Filippo.

The sea and the mirror è un vasto commento in forma drammatica a The tempest, in cui in cui Prospero e compagnia, a sipario chiuso, rivolgono al pubblico una profonda meditazione sui grandi, immortali temi della condizione umana: il rapporto tra realtà e sogno, tra vita e morte.
Il testo di De Filippo, invece, è una riscrittura del capolavoro scespiriano pubblicata nel 1983 nella collana Scrittori tradotti da scrittori dell’Einaudi. Eduardo aveva ricevuto un anno addietro la visita di Giulio Einaudi, che gli aveva proposto di tradurre una pièce di Shakespeare.

Eduardo, nel corso della sua lunghissima carriera teatrale, iniziata da giovanissimo con Eduardo Scarpetta e terminata sul finire degli anni Settanta dopo aver scritto e portato in scena oltre quaranta commedie, non era mai riuscito a ricucirsi il tempo per tradurre un Molière o per l’appunto uno Shakespeare, ed ora, finalmente, era giunta l’occasione.

Diverse sono le ragioni per cui Eduardo scelse questa commedia e non un’altra, e ce lo spiega egli stesso nella nota in chiusura al volume: “La tolleranza, la benevolenza che pervade tutta la storia”.
Il drammaturgo napoletano prosegue: “Sebbene sia stato trattato in modo indegno da suo fratello, dal re di Napoli e da Sebastiano, Prospero non cerca la vendetta bensì il loro pentimento. Quale insegnamento più attuale avrebbe potuto dare un artista all’uomo di oggi, che in nome di una religione o di un ideale ammazza e commette crudeltà inaudite, in una escalation che chissà dove lo porterà?”.

Questo veniva scritto vent’anni fa, ed oggi capiamo quanto queste parole siano state profetiche.

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