All’interno del programma comunitario per l’ambiente e per il clima (LIFE), Astra Innovazione e Sviluppo, agenzia per la sperimentazione tecnologica e la ricerca agroambientale, è partner, a fianco di diversi organismi, quali il Dipartimento di Biotecnologia Agraria dell’Università di Firenze, il Centro de Edafologia y Biologia Aplicada del Segura (Spagna), CNR Italia e Fattoria Soldano, del progetto AFTER-CU.
Si tratta di un’attività di sperimentazione tramite la quale vengono studiate innovative molecole peptidiche (formate da catene di aminoacidi) e le loro proprietà antiparassitarie nei confronti di batteri patogeni delle piante, con particolare riferimento alle colture del kiwi e dell’olivo. L’utilizzo di tali sostanze si basa su un diverso principio di controllo, senza funzioni battericide, ma con la capacità di rendere inattivi i batteri stessi.
“La sperimentazione, quindi, – spiega Vanni Tisselli, direttore di Astra – tende a dimostrare la validità di processi di difesa meno impattanti sull’ambiente, tramite l’applicazione di strategie sostenibili, in grado di sostituire efficacemente i tradizionali prodotti al rame utilizzati abitualmente in agricoltura, anche in funzione delle direttive comunitarie in vigore, che, di recente, hanno introdotto restrizioni sull’utilizzo di composti al rame per la protezione delle piante. I derivati del rame, come è noto, non sono biodegradabili, quindi l’accumulo di tali residui sul suolo e nell’acqua, a seguito di trattamenti con fungicidi e battericidi, sono una minaccia per la sopravvivenza di organismi e microorganismi e per il loro ecosistema”.
Il progetto si compone di diverse fasi: dopo l’individuazione di tali molecole peptidiche ad opera dei Dipartimento di Biotecnologia Agraria dell’Università di Pisa, presso la sede di Imola di Astra sono state allevate in serra diverse tipologie di piante a cui sono stati somministrati i trattamenti sperimentali individuati. Successivamente sono state prelevate campionature di foglie da tali piante, oggetto dell’allevamento sperimentale, al fine di un’analisi presso i laboratori CNR di Pisa.
“Nel corso di una prima fase di studio effettuata in laboratorio presso l’Università di Firenze – continua Tisselli – è emerso che l’utilizzo dell’oligopeptide preso in esame ha portato a una riduzione dei sintomi causati da Pseudomonas savastanoi nell’ulivo. Gli obiettivi prossimi di tale sperimentazione sono la dimostrazione dell’efficacia di tali trattamenti anche su P. Syringae pv. Actinidiae e P. Syringae pv syringae, batteri che causano importanti malattie su kiwi, e diverse specie di agrumi e l’individuazione di una modalità di controllo in campo, che da una parte possa ridurre i costi di produzione a livello industriale e dall’altra introduca un approccio biotecnologico ed ecologico, in grado di garantire un basso impatto ambientale”.
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