Un selfie vi seppellirà

Galeotto fu il selfie tra Obama e la bionda premier danese al funerale di Nelson Mandela (un’occasione non proprio romantica, diciamolo). Il fuoriprogramma adolescenziale, una volta riproposto con clamore su tutti i giornali, pare abbia avuto il potere di rabbuiare l’altrimenti sorridente Michelle.

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Una consuetudine in altri tempi privata (la foto ricordo) ha ora il potere virale di contagiare i social network ma trova la sua celebrazione (e il suo effetto…) ancora una volta quando appare sui media mainstream. L’effetto  è a valanga. La gente li chiede e i potenti si accodano alle esigenze della ribalta. L’autografo ormai è un genere vintage, ma almeno evitava le ricorrenti figuracce odierne. Pensiamo solo al povero Hollande che si fa immortalare con un presunto ammiratore e intanto sbuca alle spalle un amico che mostra il dito medio… Il principe Harry, che pure ha un profilo mediatico esuberante, li ha aboliti consapevole di esporsi troppo a incidenti indesiderati. Forse si è passato il segno. Il festival di Cannes ha infatti bandito l’opportunità fotografica per i fans durante il “red carpet”. I selfie che rimbalzavano dal privato ai giornali volevano comunicare la vicinanza tra i Vip e la gente comune. Il ritorno al selfie semiclandestino del potente di turno che si immortala (rigorosamente da solo) in bagno o per strada per dimostrare che in fondo è come tutti gli altri sancisce invece ancor più evidentemente  la frattura di status sociale.

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Emanuele Chesi

Emanuele Chesi è capo della redazione del Resto del Carlino di Cesena. Per Romagnapost scrive di media, in particolare del rapporto tra informazione e politica, e di tutto quello che gli viene in mente.