Italiani si diventa

Il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? La nuova legge sulla cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia è una perfetta rappresentazione plastica di questo abusato ma efficace modo di dire. Questo è un fatto un paese in cui a oggi vige solo lo jus sanguinis, ovvero un diritto di cittadinanza alla nascita dato esclusivamente sulla discendenza da altri cittadini italiani. Per questo l’approvazione di uno jus soli (ossia una possibilità di diventare cittadini alla nascita sulla base del luogo in cui si viene al mondo), per quanto temperato, rappresenta senza ombra di dubbio un passo avanti. Peccato che questo passo avanti sia stato alla fine riservato ai nati in Italia figli di genitori stranieri in possesso però di un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo, la vecchia carta di soggiorno, per capirci, un documento rilasciato solo a chi è in possesso di una serie di requisiti tra cui un reddito annuo minimo. Per questo non a tutti è piaciuta la nuova legge, perché pure in un momento in cui finalmente si metteva mano all’odiosa discriminazione subita da tutti i figli di stranieri che a oggi fino alla maggiore età non possono diventare italiani pur essendolo a tutti gli effetti, si è comunque deciso di tracciare un’altra linea di discriminazione. Se tuo padre e tua madre sono in possesso di un regolare permesso di soggiorno semplice magari da anni e sempre rinnovato non potranno chiedere per te che nasci sul suolo italico la cittadinanza. Tu, rispetto al tuo vicino di casa la cui mamma o il cui babbo hanno il permesso di lungo periodo, dovrai aspettare di aver almeno concluso le elementari. Infatti per fortuna, insieme, allo jus soli temperato è stato introdotto anche lo jus culturae in base al quale potrà ottenere la cittadinanza il minore straniero, nato in Italia o entrato nel paese entro i dodici anni, che abbia frequentato regolarmente in Italia uno o più cicli scolastici per almeno cinque anni, presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione. Insomma, impossibile non parlare di un passo avanti. Il timore, giustificato, è che non si tratti di un primo passo, ma dell’unico passo che sarà fatto per lungo tempo in questa direzione e che il bicchiere resterà mezzo pieno, ma anche mezzo vuoto.

di Federica Angelini

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