Addizionale Irpef, tassa subdola

Usata per coprire i tagli dello Stato. Colpiti i redditi fissi. Più agevolazioni a chi prende meno

Bordate ad alzo zero contro l’Irpef regionale. Ma, mi verrebbe da dire, anche quella comunale. Sono due facce della stessa medaglia. Le ha sparate Dario Di Vico su corriere.it parlando senza mezzi termini. Ha definito l’addizionale Irpef una tassa subdola.

 

Scrive: Colpisce e non lascia traccia perché viene «annegata» e riscossa insieme all’Irpef. Così è potuta crescere più di tutte le altre senza che al problema fosse dedicata la necessaria attenzione: mentre in questi anni ci si è battuti e divisi per i punti e i decimali dell’Irpef, dell’Iva e dell’Irap l’addizionale Irpef è salita in dieci anni del 59%. Un record negativo che si spiega solo in un modo: le amministrazione locali colpite dai tagli ai trasferimenti operati dal governo si sono rivalse sui contribuenti e li hanno stancati.

Ha ragione. Soprattutto infastidisce vedere che gli enti locali hanno compensato i soldi in meno da Roma con maggior tasse sul territorio. Quindi stiamo parlando di vasi comunicanti. E alla fine paga sempre Pantalone. Non che le tasse non si debbano pagare. Però non sono neppure bellissime come disse un ministro del governo Prodi. Ma sono necessarie. Soprattutto quando sono utilizzate per finanziare il welfare. Un sistema sociale che però tuteli innanzitutto gli ultimi.

 

È per quello che non mi sono mai stracciato le vesti quando la Regione Emilia Romagna aumentò l’addizionale Irpef per finanziare il  fondo per la non autosufficienza. L’operazione fa parte di quella solidarietà che deve essere alla base del sistema paese. Il problema è che io di solidarietà ne vedo poca e che a pagare, alla fine, sono soprattutto i soliti noti: i redditi fissi (lavoratori e pensionati). Dovendo denunciare tutto sono quelli sui quali pesa di più l’addizionale Irpef.

Non è mia intenzione fare una lotta di classe. Non è nemmeno il momento. Anche perché mi rendo conto che gli imprenditori, soprattutto​ i piccoli, in questa fase storica,  hanno grossi problemi. Però, ad esempio, mi dà fastidio che sia stata tolta indiscriminatamente la tassa sulla sulla casa. Quella a certe categorie doveva restare. È vero che, alla fine, sono cifre basse, ma quel che conta è il segnale. L’attenzione. Come sarebbe un messaggio positivo stabilire una  soglia di no tax area.

È  vero che la Regione Emilia – Romagna negli anni ha fatto operazioni sugli scaglioni che hanno tutelato i più  bassi. È  altresì  vero che fino a 15 mila euro di reddito (lordo) l’aliquota non è alta: 1,33. Ma ulteriori interventi in questo senso non farebbero male.

È  di sinistra? Non lo so. Di sicuro, è di buon senso.

Questo post è stato letto 54 volte

Avatar photo

Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *