Ecco chi voterei nel segreto dell'urna
Decisionista, ma non accentratore. Ecumenico, ma non troppo. Capacità di ascolto. Coraggioso, ma non spericolato. Politico e manager. Pragmatico più che innovativo. Queste sono alcune delle caratteristiche del sindaco che vorrei. Mi rendo conto che non potranno essere racchiuse tutte in una sola persona. Provo ad analizzarle singolarmente. È naturale che da sole non bastano. È fondamentale che appartengano ad una persona che ha una cultura e dei valori nei quali mi riconosco.
Decisionista, ma non accentratore. Usciamo dall’equivoco. Un sindaco deve decidere. Non può galleggiare in continuazione. Anche sapendo che scontenterà qualcuno, una decisione non può essere rinviata all’infinito. Però va (o andrebbe) presa collegialmente. Non ho mai amato l’uomo solo al comando. E nemmeno un sindaco deve esserlo. La capacità di fare squadra è fondamentale. Fermo restando che squadra la si fa con i bravi, non con i fedeli.
Ecumenico, ma non troppo. Caratteristica direttamente collegata con quella precedente. Tutti gli amministratori vorrebbero avere un suffragio universale. Ma non è possibile. Però cercano di averlo il più ampio possibile. Questo è un tentativo legittimo, ma non bisogna esagerare. Spesso per soddisfare tutte le richieste si finisce con l’annacquare troppo un progetto. E così non si fa un buon servizio alla comunità. Bisogna avere la capacità e il coraggio di fare una sintesi.
Capacità di ascolto. Attenzione: avere capacità di ascolto non significa soddisfare tutte le richieste che vengono fatte. Per come la vedo io, è fondamentale che un buon amministratore (pubblico o privato che sia) prima di prendere una decisione cerchi di ampliare le conoscenze sul tema specifico. E per farlo deve confrontarsi con il maggior numero di persone possibile. Alla fine poi deve fare una sintesi, ma avendo l’onestà intellettuale di mettersi in discussione.
Coraggioso, ma non spericolato. Uno dei rischi è che un amministratore pubblico voglia stupire con effetti speciali. È il modo migliore per cercare un consenso che, però, spesso è effimero. Il colpo ad effetto quasi sempre ha una portata limitata. Inoltre ti costringe sempre ad alzare l’asticella. Un buon amministratore invece è quello che ha il coraggio di fare scelte che guardano al futuro. Ma è necessario avere una visione di prospettiva che è l’esatto contrario di chi cerca il risultato immediato. Quella che io ritengo una vera e propria spericolatezza.
Politico e manager. Attenzione, non è facile. Bisogna avere la capacità di fondere il pubblico con il privato. Cosa non sempre facile, perché ci sono approcci e tempi diversi. Il politico ha la necessità di essere più dialogante. Il manager deve guardare soprattutto i numeri. Far convivere le due esigenze non è facile. Ma è l’essenza dell’amministratore pubblico.
Pragmatico più che innovativo. A mio avviso il pragmatismo è l’aspetto fondamentale di un amministratore. Solo chi ne è in possesso ha una buona dose di sano realismo che permette di sapere quando è necessario frenare o quando accelerare. È importante anche l’innovazione. Ma quella va presa a piccole dosi. È fondamentale per lo sviluppo, ma può diventare molto pericolosa se la si utilizza in maniera sistematica, soprattutto con la volontà di stupire. Meglio un buon spaghetto al pomodoro, ma fatto bene e con cotture moderne che un piatto innovativo che colpisce l’occhio più che il palato.
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