Biotestamento e il rapporto medico/paziente

Intervento di Sebastiano Castellucci, giovane consigliere comunale del Pd, che parla della nuova legge da poco in vigore

Sebastiano Castellucci, giovane consigliere comunale del Pd, interviene sul Biotestamento. Lo fa anche trattando in tema molto delicato e molto attuale: il rapporto medico/paziente.

La legge sul Biotestamento colma una profonda lacuna del nostro ordinamento, disciplinando in modo organico il consenso informato, il rifiuto e la rinuncia al proseguimento dei trattamenti sanitari.

 

Questa legge si pone nel solco della Costituzione e della Carta dei diritti dell’Unione Europea, e dà attuazione a principi che lì sono formulati e che hanno trovato talvolta riconoscimento attraverso sentenze dei giudici. La nostra società, nel corso della storia, ha costruito il pilastro dei diritti fondandosi sul diritto alla vita, quale presupposto logico al godimento di altri diritti. Dal diritto alla vita discende in modo immediato il diritto di vivere le varie fasi della propria esistenza senza subire un trattamento sanitario non voluto.

È questo il cuore della legge approvata a dicembre ed entrata in vigore qualche settimana fa. I detrattori affermano che così si dà accesso nel nostro Paese alla quantificazione economica delle persone, secondo una filosofia utilitaristica per cui le spese delle cure non sono economicamente sostenibili nel bilancio dello Stato quando il paziente non ha vie di miglioramento. Se da un lato è da apprezzare sinceramente l’attenzione posta al tema di non valutare l’uomo e le sue esigenze secondo parametri economici, dall’altro non è questo il caso.

 

Infatti, il punto di partenza rimane quello del nostro sistema sanitario nazionale, che è universalistico e come tale assorbe la maggior parte delle tasse degli Italiani, garantendo anche alle persone povere di curarsi. Parlare del fine vita in ottica di risparmi di spesa porta veramente fuori strada. Rimane assolutamente vero anche dopo la legge sul Biotestamento che chi vuole continuare a curarsi non solo può, ma è tutelato e aiutato dal sistema sanitario.

Dunque l’argomento centrale della legge è un altro, e conduce direttamente al rapporto tra il medico e il paziente: il consenso informato. Il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente, e nel rispettare il suo diritto non incorre in responsabilità civili e penali. In questo modo il rapporto tra paziente e medico ne trae benefici, perché è svincolato da contenziosi estenuanti che limitano in fatto la scelta del paziente e l’operare del medico.

 

Come fa il paziente a decidere consapevolmente, non avendo lui conoscenze mediche sulle prospettive cui va incontro? È al medico che spetta sottolineare al paziente e, nel caso, ai familiari le conseguenze della decisione e le possibili alternative, promuovendo ogni supporto al paziente anche attraverso servizi psicologici. La legge prevede che il medico abbia un confronto approfondito col paziente, che cioè non sia un confronto fugace e solo formale. Un aspetto interessante, come sottolineato da un’attenta dottrina (in particolare, da Canestrari), è l’attenzione alla formazione iniziale e continua dei medici anche in materia di relazione e di comunicazione con il paziente.

Si pone così una esigenza di natura educativa verso chi studia Medicina, perché il consenso informato esiste solo in quanto ci sia una informazione comprensibile. E allo stesso tempo, tale informazione comprensibile deve tenere conto delle modalità con cui viene comunicata, per la delicatezza del momento e per gli effetti che essa ha nell’attitudine con cui il paziente affronta la malattia.

 

La nuova legge arriva dopo un dibattito durato decenni in Italia, e contiene alcune definizioni legali attese dal mondo medico e giuridico. A Cesena, dove il dibattito era sorto anche grazie a Denis Ugolini, già da due anni esiste il registro dei biotestamenti, ma come è facile intendere la competenza in materia non è comunale. Tuttavia la disciplina nazionale non si discosta dalla regolazione data a Cesena, facendo così apprezzare la lungimiranza dello strumento adottato nel febbraio 2016. Per quanto l’argomento possa sembrare da addetti ai lavori, o al più da chi quelle situazioni le vive, a tutti riguarda il fatto che da qualche giorno il nostro Paese è un po’ più libero, un po’ più democratico e un po’ più riconoscente verso quel fondamentale rapporto tra paziente e medico.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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