Sinistra: se non cambi sparisci

Spietata analisi di Veltroni su Repubblica. Ma l'indicazione è giusta: bisogna ritrovare un'anima. Ripartire dai propri valori

Interessante, molto interessante l’intervento di Walter Veltroni su Repubblica. L’ex segretario del Pd interviene nel dibattito sulla costruzione dell’alternativa: “Il momento – scrive – e pericoloso, non si ha la percezione dei rischi che corre la democrazia”.

 

È fuori di dubbio che la sinistra si debba interrogare. Sia sugli errori fatti che su cosa dovrà essere in futuro. E l’intervento sarà certamente molto utile. Veltroni forse non avrà gestito benissimo la sconfitta, ma è sempre stato e resta un fine politico.

La sua analisi è molto lucida. Premette che vede il rischio di una democrazia autoritaria (cita Orban, Putin e la Turchia) come modello che tende ad affermarsi. E  definisce il populismo “la peggiore destra”

 

Poi bacchetta la sinistra e le imputa che mentre è impegnata a dividersi e rimirarsi allo specchio, non ha capito è che in questi anni è andata avanti una gigantesca riorganizzazione della intera struttura sociale. Qualcosa di paragonabile agli effetti della rivoluzione industriale.

 

E aggiunge: “Non si può pensare che un tempo in cui le famiglie italiane hanno perso undici punti di reddito rispetto alla fase precrisi, in cui la differenza tra ricchi e poveri è aumentata, non sia carico di un drammatico disagio”.


Del resto è inevitabile che o la sinistra definirà una proposta in grado di assicurare sicurezza sociale nel tempo della precarietà degli umani o sparirà. O la sinistra la smetterà di rimpiangere un passato che non tornerà e si preoccuperà di portare in questo tempo i suoi valori o sparirà.

 

Servono idee chiare e ben definite. Non bisogna scimmiottare nessuno. Come sull’Europa: deve essere rilanciata con forza l’idea degli Stati Uniti d’Europa. Ma per prima cosa la sinistra, per avere futuro, deve innovare la sua identità rispetto alla storia. L’errore è stato rincorrere modelli troppo  distanti dai propri valori.

Adesso lo sbaglio sarebbe arroccarsi nel muro contro muro. Dire no alle proposte della maggioranza è facile. Più difficile proporre un modello nuovo. Per farlo però servono idee. Gli attuali dirigenti le hanno? Veltroni ha dimostrato non solo di averle, ma di essere politicamente ancora due passi avanti rispetto agli attuali vertici. Difficile però pensare a lui come segretario. Personalmente non mi dispiacerebbe. In particolare quando parla di un partito orizzontale, fatto di cittadini, movimenti, associazioni e organizzazioni. Un partito aperto, che usava le primarie come cemento per unire questo arcobaleno. Però è una soluzione difficilmente proponibile. Lui stesso, del resto, si tira fuori. Però resta una risorsa. Anzi, la risorsa. Quella in grado di dare quegli input necessari per permettere alla sinistra di non essere più l’ectoplasma che sta diventando.

 

Le idee non dovranno poi essere solo elaborate, ma comunicate. Per farlo serve tornare tra la gente. Siccome la sinistra è fuori dalla piazza virtuale, deve tornare a frequentare quella reale dove ci sarebbe tanto da dire e da fare. Le persone hanno ancora voglia di parlare di politica andando oltre alle esagerazioni e alle violenze verbali che ci sono sul web. Però la piazza reale va frequentata. Assiduamente e da tutti i livelli.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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