Tre mosse per la nuova Cesena

In campagna elettorale bisognerebbe toccare temi concreti, ma c'è un problema: non sono nazionalpopolari

Nella consueta lettura dei giornali sono tre le notizie che mi hanno particolarmente colpito. La prima è che l’Istat ha stimato che il reddito di cittadinanza porterà un aumento del Pil dello 0,3 per cento. La seconda (è oggi sul Corriere della Sera) è che il trenta per cento del reddito di cittadinanza andrà in Campania. La terza ieri era in apertura del fascicolo economia (complimenti, è molto bello) del Corriere Romagna e riguarda l’edilizia: persi 40mila posti di lavoro. Il dato è romagnolo.

 

Le ritengo tre notizie direttamente collegate tra loro e che dimostrano che alla manovra economica del governo non è stata data la giusta priorità. Innanzitutto investire un buon numero di miliardi (credo nove, ma ormai non hanno certezze neppure i diretti interessati) per ottenere, bene che vada, un aumento dello 0,3 per cento del Pil non è un gran investimento. Soprattutto non darà quello choc all’economia che sarebbe necessario.

Chi mi conosce sa che ho sempre messo al primo posto il welfare. Ma la mia idea è diametralmente opposte a quella dei 5Stelle. Non sono favorevole all’assistenzialismo puro e quasi a pioggia.

 

Al limite potrei capire la scelta se andasse a servire tutta la platea dei richiedenti (cosa invece possibile solo in minima parte, vedi Il sole 24ore) e se fosse fatta nell’ambito di un’economia solida. La nostra economia invece ha bisogno di uno stimolo forte che può arrivare dagli investimenti. Soprattutto quelli pubblici. Perché solo così, ad esempio, potranno essere recuperati parte di quei 40mila posti di lavoro persi dall’edilizia romagnola. Insomma si potrà creare ricchezza e redistribuirla nel modo più equo possibile.

 

Mi si potrebbe rispondere che la manovra del governo prevede un corposo piano di investimenti. Vero. Buona parte ereditato dal governo Gentiloni che lo aveva già finanziato. Il problema è che è quasi tutto bloccato a causa della burocrazia. Quello è un problema grosso. In tal senso significativo è stato il “Buongiorno” di ieri di Mattia Feltri su “La Stampa”. Un capolavoro.

Ecco, un intervento radicale in questo senso doveva essere il primo provvedimento del governo. Ma quale impatto mediatico avrebbe avuto? Basso. O, comunque, non avrebbe fatto crescere di molto nei sondaggi. Poi, mi verrebbe da dire, sarebbe stata politica. Quella vera e sana. Invece…

 

Però la burocrazia è un problema vero. Lo è anche a livello locale. Non mi azzardo a dire che è il più importante. Ma in una ipotetica classifica è molto in alto. Ai primissimi posti.  Viene certamente molto prima della sosta e di piazza della Libertà. Però nessuno ne parla. Nessuno dice niente in proposito. Questo mi fa temere che la prossima campagna elettorale rischia di essere un copia/incolla di quelle precedenti. Eppure di temi da trattare ce ne sarebbero per disegnare la città del futuro.

 

Per ora ne cito tre: burocrazia, futuro del Bufalini e nuove povertà. Ma ne arriveranno altri.

 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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