Finalmente una banca in salute

Indicatori buoni per il Credito Cooperativo Romagnolo

Finalmente buone notizie dal mondo bancario. Ce ne era bisogno. Veramente. Il Credito Cooperativo Romagnolo gode di buona salute. È doppiamente importante. Innanzitutto perché un’economia ha bisogno di un sistema bancario solido. E Cesena ancora di più dopo i due crac. Quindi è bello sentire che l’unica banca locale rimasta abbia numeri buoni.

Presidente e direttore

È il risultato di un percorso triennale improntato a mettere in sicurezza l’istituto di credito. Trentasei mesi duranti i quali è stato fatto buon lavoro e a 360 gradi: crediti deteriorati, innovazione e modifica del business. Erano passaggi fondamentali per garantire solidità ad una banca che ha quasi settemila soci e che punta a crescere, ma senza fare voli pindarici.

I crediti deteriorati sono il grande problema del sistema bancario italiano. Appesantiscono i bilanci e, quando va bene, riducono l’operatività. In tre anni l’istituto di credito diretto da G.Carlo Petrini ha cancellato 150 milioni (90 ceduti e 60 riscossi) di crediti portando il montante attuale ad un valore inferiore al capitale, quindi nel pieno rispetto dei canoni chiesti dalla Bce.


G.Carlo Petrini, direttore

L’operazione ha coinciso anche un radicale cambiamento di business. Ora l’istituto di credito (la raccolta complessiva supera gli 1,2 miliardi) si concentra meno su immobiliare e turismo e più sul credito alle famiglie che ora pesa per il 34 per cento (era al 26). Cresciuto anche l’appoggio al commercio al dettaglio passato dal 14,5 al 17 per cento. Mentre per l’immobiliare c’è stata una vera e propria sforbiciata. Fino a qualche anno fa pesava per il 38 per cento, ora per il 22. Altro aspetto importante è quello relativo al portafoglio titoli. Pesa per il venti per cento. Il portafoglio è di circa 300 milioni. Innanzitutto le scelte fatte nel 2018 hanno generato una plusvalenza di un milione. Ma c’è anche in incremento nel rendimento. Nel 2016 era lo 0,3, nel 2017 lo 0,13 e nel 2018 lo 0,73 e nel 2019 potrebbe salire.

Sul versante dei costi è proseguita la razionalizzazione che ha consentito una riduzione del 2,3 per cento alla quale hanno contribuito anche nove prepensionamenti. Tutto anche attraverso gli investimenti nel campo dell’innovazione tecnologica che però sono solo all’inizio. Del resto il futuro è online, strada necessaria anche per ridurre i costi dei servizi.


Tutte queste operazioni hanno contribuito al consolidamento sotto il profilo patrimoniale portando il Cet1 (indicatore patrimoniale che indica la solidità delle banche) ad un ottimo 13,76 (è tanta roba) che nel primo trimestre del 2019 è salito a oltre il 15, praticamente il doppio di quanto richiesto da Banca d’Italia.

Intanto il Credito Cooperativo Romagnolo guarda agli sportelli della ex Brc. Una decisione dovrà essere presa entro la fine dell’anno. Ci sono ancora una serie di problemi da superare. Per prima cosa tutta l’operazione non potrà pesare sulla banca di viale Bovio. Pesa soprattutto il costo del personale. È vero che è diminuito del 25 cento, ma c’è stata un calo più alto della raccolta. I volumi si sono dimezzati. Inoltre si è aggiunto il contenzioso sindacale del quale chi acquista non vuole sentire parlare. Nella maniera più assoluta.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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