Cosa ci lascia il 2019

Nel complesso un anno anonimo. Si è insediato il nuovo sindaco. Il giudizio definitivo è rimandato

Fine anno ed è tempo di bilanci. Va in archivio il 2019 che non ha lasciato il segno. Se non altro in modo significativo. Anzi, il dato più rilevante è un aspetto negativo: la crisi della Trevi, una delle più importanti aziende del territorio. L’altra faccia della medaglia è la decisione di Francesco Ubertini, rettore dell’Alma Mater, di scegliere Cesena per l’inaugurazione dell’anno accademico. Ma, è indubbio, che il fatto più rilevante è l’insediamento del nuovo sindaco. Paolo Lucchi ha lasciato il posto ad Enzo Lattuca. 


Da sinistra: Christian Castorri, Enzo Lattuca e Camillo Acerbi

È ancora presto per esprimere un giudizio. Fino ad ora l’atto più rilevante è il bilancio. Ed è apprezzabile. È stata fatta la manovra sul taglio delle rette delle materne senza incidere sui pilastri: indebitamento e accantonamenti. C’è l’aumento delle multe per gli automobilisti molto indisciplinati. A prescindere dal giudizio sul provvedimento, l’impressione è che la crescita delle contravvenzioni non sarà così alta come previsto e il minor introito verrà aggiustato nel corso dell’anno nelle consuete variazioni di bilancio. Intanto, però, la scelta ha permesso di chiudere la manovra economica senza aggredire altre voci dove l’intervento è meno elastico.

Un giudizio definitivo sull’operato della giunta è però rinviato e si lega alla progettualità. “Vogliamo riempire i cassetti di progetti” ha detto il sindaco. Un obiettivo ambizioso, affascinante, ma pericoloso. Gestire l’ordinario è molto più semplice. Disegnare la città del futuro è complicato. Anche perché nella gestione ordinaria gli errori possono essere corretti in corso d’opera. Nella programmazione futura molto meno e una scelta sbagliata resta sotto gli occhi di tutti.

L’ingresso del Bufalini

Sia chiaro: Cesena non è da rifondare. Ma ci sono alcune scelte strategiche da fare. A partire dalla futura destinazione del Bufalini. Io resto dell’idea che anche lo stadio andrebbe spostato. Sulla mobilità c’è da fare, a partire da quella sostenibile. Ma anche per servire il nuovo ospedale e modificare quella interessata dai cambiamenti determinati alla chiusura del Bufalini. Fra poco nascerà il museo della Città. Però serve un progetto. Aprirlo senza metterlo in rete con la città rischia di essere una cattedrale nel deserto. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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