Adesso i problemi sono molto più gravi
Come era bello quando il problema era piazza della Libertà. A proposito, è interessante l’idea di farci una festa dei fiori. Il problema però è sempre lo stesso: le iniziative singole sono un palliativo, servono appuntamenti fissi. Però il sindaco ha dimostrato di essere una persona che ascolta. Un’iniziativa sui fiori gli era stata suggerita durante un incontro fatto in campagna elettorale. Lattuca non prende impegni, non risponde subito: ascolta, memorizza ed elabora. Non è male come metodo.
In questo periodo però i temi locali sono passati in secondo piano. Compreso quello delle spaccate. Su Facebook Marco Giangrandi ipotizza che tutto possa essere ricondotto a una sola persona. Non è escluso. L’argomento tiene banco, ma non come sarebbe successo quando non dominava il coronavirus. Perché, è indubbio, che quello sia l’argomento dominante. Sull’aspetto sanitario non mi esprimo. Non ho le conoscenze per poterlo fare. Di certo non sono tranquillo. Anche se non è la peste, è fuori di dubbio che nessuno possa vivere questo momento con estrema serenità.
Contemporaneamente c’è la preoccupazione per le ripercussioni che ci saranno sull’economia che rischiano di essere pesanti. L’Ocse prevede un calo del Pil mondiale dello 0,5 per cento. L’Italia, quindi, potrebbe tornare in recessione. A pagare pegno saranno un po’ tutti i comparti. Ma, per quanto riguarda la nostra terra, ce ne è uno che rischia tantissimo: il turismo. La situazione è drammatica o quasi. Lo testimoniano alcuni titoli di giornale: Assoviaggi chiede un tavolo di crisi (Corriere Adriatico), Cancellate 350 mila prenotazioni (Corriere di Bologna), Un brutto colpo per il turismo travolto dal diluvio di disdette (Cronaca di Verona), Voli cancellati, treni e hotel si svuotano “in fumo venti milioni al giorno” (Mattino di Napoli), Il turismo piegato dalle disdette (Stampa Vercelli).
Se poi consideriamo che Ryanair ha ridotto del 25 per cento i voli da e per l’Italia, ci rendiamo conto che la situazione è delicata. Il problema è che si fatica a vedere la luce in fondo al tunnel in quanto abbiamo a che fare con l’angoscia e la paura delle persone. Quello del turismo non è un problema che si risolve con un decreto. Lo Stato può e deve aiutare il settore, ma la svolta ci potrà essere solo quando ci sarà un’inversione di tendenza nella percezione dello stato delle cose. Il rischio è che possa essere un percorso lungo. Anche perché c’è un doppio fronte. Quello interno che è minato dal continuo bombardamento delle notizie. Quello estero spinto da una forma di difesa degli altri paesi. Significativo è quello che sostiene il filosofo Umberto Galimberti “tutti gli stati europei per evitare l’angoscia della popolazione hanno determinato il pericolo del coronavirus all’Italia. Ed ora non hanno più angoscia, ma paura di avere contatti con gli italiani”.
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