Il brodo di giuggiole

Il delicatissimo liquore che ha ispirato il modo di dire

CESENA. Non è facilissimo trovarle. Non a caso le giuggiole fanno parte della categoria dei frutti dimenticati. Però, rispetto al recente passato, si registra una lenta inversione di tendenza. Eppure con l’arrivo dell’autunno la giuggiola è imperdibile. La pianta è originaria dell’Africa Settentrionale e della Siria. In Italia fu importata dai romani. Il frutto è delizioso. E’ un po’ come le ciliegie: uno tira l’altro. Sono delle drupe ovoidali, lisce e lucenti, di color marrone tendente al rosso, con polpa dalla consistenza farinosa e dal sapore dolce – acidulo. Può essere mangiato  a diversi livelli di maturazione. 

All’inizio ha un sapore simile a quello di una mela. Con il procedere della maturazione  si scurisce, la superficie si fa rugosa e il sapore diviene via via più dolce, fino ad assomigliare a quello di un dattero. Quindi si consumano sia fresche, appena colte, sia quando sono leggermente raggrinzite. Personalmente preferisco le più mature, quando sono dolci all’inverosimile, ma non stancano. Adesso ci sono altri due tipi: mele e pere. Le dimensioni sono più simili al frutto tradizionale, sono solo un po’ più grandi. Cambia la forma. I puristi le abiurano, ma il risultato è altrettanto interessante. In particolare per quanto riguarda quelle a pera.

Il frutto autunnale è anche l’ingrediente principale del Brodo di giuggiole, vera e propria delizia che regala alle papille gustative momenti di gioia pura. . Andare in brodo di giuggiole del resto è un’affermazione antica. Si tratta di una combinazione di parole il cui significato figurato è andare in sollucchero, uscire quasi di sé dalla contentezza. Ma la dicitura originaria era “andare in brodo di succiole”, nata in seguito ad un preparato fatto con le castagne che poi hanno lasciato il posto alle giuggiole. 

La ricetta si basa sull’infusione idroalcolica di giuggiole mature, mele cotogne, scorze di limone, uva bianca, altra frutta e zucchero. Il risultato è un liquore dal colore rosso, dal profumo tipico di giuggiole e dal gusto pieno, vellutato e avvolgente. Può essere servito ghiacciato o a temperatura ambiente a fine pasto, come digestivo. Lo si può abbinare al cioccolato, ma deve essere almeno un 70 per cento per creare quel giusto contrasto necessario per regalare inarrivabili momenti gastro libidinosi.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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