Da Giorgia Meloni era lecito aspettarsi di più

Il programma presentato durante la convention di Fratelli d'Italia manca di elementi innovativi

CESENA. Dalla convention di Fratelli d’Italia era lecito aspettarsi di più. Non tanto dal punto di vista comunicativo. La copertura informativa è stata quella delle grande occasioni e la leader Giorgia Meloni se la è giocata benissimo, a partire dagli slogan usati. I(noltre ha usato toni meno sguaiati abbassando i decibel della voce con l’obiettivo di dare un’immagine moderata. Non entusiasma invece il programma. E’ da quel punto di vista che era lecito aspettarsi di più. 

Le circa sessanta pagine sono infarcite di conservatorismo o liberalconservatorismo, ma questo era scontato. Innanzitutto non ci sono riferimenti specifici a politiche keynesiane. Ma il problema principale è che mancano elementi innovativi. Non che un programma debba stupire con effetti speciali, ma a chi si candida a guidare la nazione si chiede qualcosa di più di quanto non sia stato elaborato, soprattutto dal punto di vista dell’aspetto economico. 

Per il mercato del lavoro si spingono i “soliti” tasti: riduzione del cuneo fiscale, occupazione giovanile con decontribuzione nel primo anno, occupazione femminile con aiuti per nidi e materne, lavoro sommerso e ricambio imprenditoriale. Interessante la voce legata alla revisione del reddito di cittadinanza. Sostanzialmente generica anche la proposta legata alla politica industriale che ruota da meno vincoli europei ad una difficile trasformazione del mercato delle commodity. Inoltre c’è uno stop ai contributi a pioggia. Intenzione interessante, ma resta da capire come verrà declinata.

Giorgia Meloni (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Il punto forse più interessante è quello che riguarda una visione federale dell’Europa per la sfida alla deglobalizzazione, capitolo gestito dall’ex ministro Giulio Tremonti che ritiene che si vada incontro alla fine del mondo globale e che serva ristrutturare e ridirezionare le filiere produttive e commerciali che per decenni sono state distribuite tra continenti. Poi aggiunge che lo Stato dovrebbe cominciare a rinunciare a sfruttare l’inflazione come sua fonte di entrata fiscale, restituendo il maltolto.

Per il resto non poteva mancare il riferimento al presidenzialismo, elemento caratterizzante  dei conservatori. Non manca la riforma della magistratura con la separazione delle carriere, non una novità in assoluto. Il cambiamento radicale invece lo si propone per la scuola dove non ci sarebbero più i bocciati, ma solo un maxi pagellone al momento del diploma (boh). Interessante, infine, la proposta sull’energia. Si spinge molto sulle forme alternative. Soluzione giusta e affascinante, ma è difficile che possano sostituire in toto le attuali forme energetiche. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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