Desideri e speranze di un elettore moderato

A sedici giorni dal voto i partiti continuano ad essere troppo distanti dai problemi reali

CESENA. Il 25 settembre voteremo per scegliere il nuovo governo. Anche se niente si può dare scontato, il risultato finale pare essere già deciso. Ma la domanda delle cento pistole è un’altra: il nuovo governo sarà in grado di dare le risposte necessarie per affrontare il delicato momento che stiamo vivendo? 

Al momento è difficile rispondere, anche se i sentimenti negativi prevalgono. Se non altro per l’inesperienza della leader in pectore e la relativa mancanza di credibilità internazionale. Per quanto riguarda i programmi poi è meglio lasciar perdere. A parte le consuete promesse elettorali che costerebbero decine e decine di miliardi che non ci sono, non c’è traccia neppure di quello di cui sarebbe necessario. A partire dai provvedimenti da prendere per l’emergenza energetica. Si parla molto di presidenzialismo e di identità nazionale. Il primo può essere un argomento attuale in quanto, di fatto, è una riforma elettorale della quale si sente il bisogno. Difficile dire cosa produrrà. 

L’identità nazionale invece è qualcosa di molto simile a un disco rotto. Più che di identità ci si dovrebbe preoccupare di come difendere il Made in Italy, che è una cosa completamente diversa. È sufficiente vedere l’andamento dei prodotti biologici italiani che sono superstar all’ estero. Nel primo semestre del 2022 le vendite di prodotti agroalimentari biologici sui mercati internazionali hanno raggiunto un giro d’affari di 3,4 miliardi di euro con una crescita del 16 per cento rispetto all’ anno precedente. Un nuovo progresso che allunga il positivo trend delle esportazioni bio: +181% rispetto al 2012.

Questo dimostra che il futuro passa attraverso la qualità. Ma questa non si ottiene per grazia ricevuta. Serve una politica mirata a partire sia dal fronte scolastico che da quello della formazione. Inoltre servono scelte chiare e precise per favorire il ricambio generazionale. Ma anche un supporto economico che non dovrebbe essere mai e comunque a pioggia. Gli aiuti sono necessari, ma dovranno essere meritati. Anche a livello assistenziale. Il reddito di cittadinanza non dovrà essere cancellato, ma completamente rivisto, partendo dal presupposto che chi riceverà gli aiuti non dovrà stare sul divano, ma “ricambiare” facendo lavori utili. E nei territori ci sarebbe tanto da fare.

Poi servirebbe dare continuità al Pnrr. I fondi europei sono stati una manna per i lavori pubblici e i risultati si devono ancora vedere. Però sarà necessaria la continuità. Per farlo servirà una politica keynesiana. Il debito buono del quale parlò Draghi al Meeting di Cl prima di diventare presidente del Consiglio. Tutti progetti da finanziare con un sistema fiscale che deve essere equo e non piatto. E che, nel caso ci siano le disponibilità, preveda agevolazioni a partire dai redditi bassi. Perché il compito di un amministratore pubblico è creare ricchezza e distribuirla nel modo più equo possibile. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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