La politica (ma non solo) guarda allo stuzzicadente, ma non vede la trave

Non sappiamo spendere e il futuro è sempre più nebuloso

CESENA. Incredibile, ma vero. Non ci sono calcoli in merito, ma l’utilizzo del Pos potrebbe essere il tema più dibattuto dell’ultimo o, quanto meno, del momento in cui è entrato in carica il nuovo governo. Come se cambiasse qualcosa se il commerciante non possa esimersi dall’accettare il pagamento elettronico per una spesa superiore ai 30, ai 40, ai 50 o ai 60 euro. Ma quello del Pos è solo la punta di un iceberg. Anzi, spesso si ha l’impressione che gli argomenti veramente importanti per il futuro del Paese non vengano trattati. E’ chiaro che la classe politica preferisce concentrarsi su temi graditi ai propri elettori, ma resta il dubbio su quale è il livello delle loro conoscenze. 

Un politico non è un tecnico, ma ci si attende che su argomenti “sensibili” sia preparato o, quanto meno, essere edotto dai propri consulenti. Ma se così fosse, perché di certe cose non si parla mai. E’ il caso, ad esempio, di un grosso problema legato alla ricerca e sviluppo, elemento fondamentale per rendere strutturale la crescita economica, aspetto che è sempre stato importante, ma che adesso diventa fondamentale. Siamo di fronte a un significativo cambiamento della geografia dell’economia mondiale. Stati Uniti e paesi dell’area euro sono destinati a perdere progressivamente quote di mercato ridimensionando quindi il peso della propria economia. Il tutto a vantaggio di Cina e India. 

Diminuendo la quantità, sarà fondamentale puntare su una crescita qualitativa. E per sostenere un processo di crescita continuo nel tempo, sarà necessario un cambiamento strutturale fondato sulla capacità trasformativa dell’innovazione e della diffusione delle tecnologie digitali. 

Fondamentale sarà quindi la ricerca e sviluppo. E qui per l’Italia iniziano i problemi. Non sappiamo far fruttare questo tipo di investimento. Se confrontato con gli Stati Uniti il problema è anche europeo. I dati sono impietosi. Negli Usa rispetto alla spesa in R&S il moltiplicatore medio è di 9,60, il che significa che per ogni dollaro aggiuntivo speso vengono generati 9,60 dollari in termini di maggiore Pil. In Italia è del 4,29, in Francia del 4,89 e in Germania del 6,08. Stando così le cose sarà necessario un cambiamento strutturale sulla capacità di trasformare l’innovazione e la diffusione delle tecnologie digitali riducendo le  dipendenze strutturali su tecnologie e produzioni ritenute di natura strategica. Quindi si dovrà distinguere tra spesa pubblica produttiva o meno.

Ed è da questo punto di vista che dalla manovra economica non arrivano segnali in controtendenza. Soprattutto se si pensa che in un momento di ristrettezza sono stati investiti, ad esempio, tre miliardi per prepensionamenti e flat tax forfettaria che sono tutto fuorché una spesa produttiva.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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