Dal Corriere della Sera bordate inattese contro Giorgia Meloni

Ernesto Galli della Loggia è stato durissimo

E’ arrivata imprevista, ed è stato un fulmine a ciel sereno, ma è la novità politica più rilevante del primo semestre 2023: la secca bocciatura di Giorgia Meloni da parte del Corriere della Sera. 

Fino ad ora il quotidiano di via Solferino, il più venduto e autorevole d’Italia, dal momento dell’insediamento del Governo ha sempre mantenuto una posizione equilibrata, soprattutto evitando prese di posizione ideologiche. Anzi, qualcuno pensava che il corrierone guardasse al nuovo esecutivo con interesse. Valutazione confortata dall’intervista alla premier pubblicata domenica scorsa. Invece oggi è arrivata una bordata ad alzo zero. A lanciarla è stato Ernesto Galli della Loggia che oltre ad essere uno degli opinionisti di punta, se non il numero uno, non può certo essere ritenuto un uomo di sinistra.

Della Loggia non usa mezzi termini. Premette che fino ad ora da Giorgia Meloni non è arrivata quella svolta storica che la destra prometteva di essere. Contesta poi il modo in cui la presidente del Consiglio si muove.

Secondo Galli della Loggia la leadership si costruisce intorno a una visione e alle parole per comunicarla e animarla, immaginando un’idea del futuro per il Paese. Evocando le speranze che esso nutre, le risorse da mettere in campo per realizzarle, i traguardi da prefiggersi. E si costruisce anche non tacendo le verità scomode, non alimentando illusioni, non nascondendo le difficoltà e gli ostacoli che si frappongono. Soprattutto serve capacità di unire. 

Il corsivo del Corriere poi aggiunge che il voto che ha premiato Giorgia Meloni è  stata una scommessa sulla sua capacità di dar vita a un partito cauto nel parlare quanto deciso nell’agire, difensore degli interessi nazionali ma non nazionalista, un partito nemico del conformismo progressista ma non del progresso, del giustizialismo ma non della giustizia, interessato più alla crescita dell’economia e dei salari che a quella dei conti in banca dei balneari o degli evasori fiscali. Ma conteneva anche la speranza di ascoltare una voce dal timbro nuovo, capace di disegnare una prospettiva in cui potessero riconoscersi in molti al di là dell’appartenenza di partito, capace di parlare agli italiani del futuro del loro Paese, capace più che di elencare promesse di chiamare a nuovi impegni ed evocare nuovi orizzonti in vista di quella rifondazione della Repubblica che ormai da troppo tempo è all’ordine del giorno.

Poi la bordata finale: ma questa voce ancora non si è udita. Questa Giorgia Meloni, capace di parlare alto e di guardare lontano, ancora non si è vista. Al suo posto, invece, un presidente del Consiglio sempre un po’ in affanno e pronto a dare sulla voce, dall’aria sempre un po’ corrucciata, una persona sempre più chiusa nel ristretto cerchio dei suoi fedelissimi da un lato e nel circuito del potere e dell’ufficialità dall’altro.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.