Con il telefono non si telefona più: cosa cambia per i privati e per le aziende (parte 2)

Dopo aver preso in esame gli utilizzi di uno smartphone, che lo rendono il fratello futuristico dell’anziano cellulare, diamo un’occhiata a quali conseguenze possono avere queste novità per le aziende.
Portarsi il lavoro in giro, persino a casa sembra un grande passo avanti per l’organizzazione del proprio tempo, che diventa più flessibile e non ha più vincoli, nemmeno geografici. Gli straordinari in ufficio in attesa che il pc salvi un documento sono la preistoria, oggi ci sono mille modi di consultare e scrivere mail in treno, in autobus, sulla soglia di casa. Ma allora com’è che un’indagine commissionata da Adobe Systems a Idc rivela che un’azienda da mille dipendenti può arrivare a perdere fino a 15,9 milioni di dollari all’anno a causa dell’inefficienza della produttività?

lavoro
Il motivo è semplice e riporta sempre a quel favoloso strumento che è lo smartphone. Come detto non si tratta più di un semplice telefonino, anzi, le chiamate vocali sono una componente trascurabile nel suo utilizzo. Questi dispositivi sono utilissimi per le attività di business e lo dimostra il fatto che il 50% circa dei cosiddetti “information worker” utilizza uno smartphone, il 10% il proprio e parimenti il 16%.
Sempre secondo lo studio di Idc, nel caso il dipendente abbia a disposizione una postazione pc dedicata, perderà 11 ore a settimana (rispetto al totale della sua produttività personale): due ore se ne vanno per recuperare documenti smarriti o comunque errati, altrettante per cercare documenti invano mentre le restanti sette servono per unire tra loro file e fonti in un unico documento e per risolvere problematiche legate ai documenti cartacei.
Lo smartphone rappresenta quindi l’appendice di una scrivania disordinata. Mentre in passato i rallentamenti erano dovuti alla gestione di tante risorse in uno spazio ben definito, ora quello stesso spazio si dilata quasi all’infinito, producendo una dispersione di informazioni, dati e files.
Ma c’è un rimedio. Come vedremo nella prossima puntata.

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