Sicurezza: le ricette

Bene il controllo di vicinato. La cosa importante comunque è agire sulla prevenzione

Il controllo di vicinato mi piace. Al contrario delle ronde  che non mi hanno mai convinto, il controllo di vicinato, fin da quando ha fatto capolino, l’ho ritenuta una forma preventiva adeguata per cercare di contrastare la criminalità. Fenomeno che si traduce, soprattutto, in tutti nelle abitazioni. Una cosa  fastidiosissima in particolare per due motivi: l’aspetto economico (oggetti rubati e danni provocati) e il malessere per quella violazione del proprio domicilio, del sapere che mani sconosciute hanno frugato nei tuoi cassetti, spesso fra i tuoi oggetti più intimi.

Il controllo di vicinato mi piace perché non trasforma le persone in sceriffi, ma, in particolare, apprezzo quel cartelli che saranno messi in bella vista nella zona interessata. Ebbene, quella, di per sé stessa è un’importante forma preventiva. E la prevenzione, nel contrasto della criminalità, resta la forma più efficace. Me lo hanno insegnato tutti gli esponenti dell’autorità costituita (di ogni ordine e grado) con quali mi sono confrontato durante la mia esperienza lavorativa, ma, in particolare, negli anni in cui sono stato un cronista di nera e giudiziaria.

 

È chiaro, non esistono ricette miracolose. Non c’è la panacea di tutti i mali. Però la presenza di un deterrente (Il cartello può essere considerato tale) porta il malintenzionato a riflettere e, potenzialmente, a cercare un’altra zona. È un po’ come i dossi: non garantiscono che non ci possano essere degli incidenti, ma aiutano.

 

Gli uomini delle forze dell’ordine mi hanno sempre spiegato che un deterrente importante è l’allarme. Anzi, potrebbe essere sufficiente la semplice sirena messa in bella vista e in un punto difficilmente raggiungibile.

È per quello che da anni (la prima volta l’ho scritto quando ero al Corriere) sostengo che, soprattutto nelle zone periferiche, le case dovrebbero dotarsi di un impianto d’allarme il cui acquisto potrebbe essere incentivato dall’ente pubblico.

 

Poi, sempre in tema di sicurezza, servono più divise. In questo senso considero un errore non aver aperto la stazione dei carabinieri a Pievesestina. Se ne parlava alla fine degli anni Novanta. Sarebbe stato un importante deterrente per quella zona. Come lo sarebbe, in generale, la presenza di più uomini sulla strada.

 

Perché, in fondo, la ricetta è sempre la stessa: prevenire è meglio che curare.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.