Appello di Gian Paolo Castagnoli che chiede la mobilitazione per quekllo che succede al confine con la Polonia
CESENA. Una mobilitazione per fare in modo che quel pezzo di terra fra Polonia e Bielorussia non sia più ignorata. E’ l’invito che Gian Poalo Castagnoli, giornalista cesenate, ha fatto con il suo ultimo post Facebook. Un appello che non solo gli fa onore, ma è perfettamente in linea con la sensibilità della persona, ma che non può essere ignorato.
Un bimbo di un anno non può morire di freddo in una terra di nessuno al confine tra Polonia e Bielorussia!!! Vi chiedo di aiutarmi a far sì che quel fazzoletto di “terra di nessuno” diventi un pezzo di “terra di tutti”.È ora di svestirci da questa mostruosa indifferenza che stiamo trasformando in camice di forza che ciascuno di noi ormai indossa senza neppure accorgersene più. È ora di farsi sentire contro questo cinismo barbaro e assassino. Oltre duemila persone rischiano di morire su quella frontiera. Da agosto a oggi, nel silenzio assordante di quasi tutti, ne erano già morte otto prima di quel piccolo. Ora quel bimbo che non c’è più deve scuotere le coscienze di ognuno di noi e farci muovere le chiappe.Per questo vi chiedo di mobilitarci. Preparerò al più presto un appello che vi chiedo di firmare e di fare firmare a tutti quelli che conoscete, da recapitare poi a tutte le istituzioni, dal Comune all’Unione Europea, per fermare questa vergogna. Poi credo che sarebbe necessario anche fare sentire la nostra presenza fisica scendendo in piazza, per una ragione più alta di quella sbandierata da cortei che vediamo sfilare da mesi. Io da solo non ce la faccio. Invito quindi a concretizzare questo invito chi ha maggiori capacità organizzative, dalle associazioni ai sindacati e alle forze politiche.Non possiamo tollerare più nemmeno per un secondo che persone inermi e disperate, in fuga da guerre e miseria, quando bussano alla nostra porta (perché quel confine non è solo polacco ma europeo), siano respinte con idranti montati su furgoni blindati e bloccate schierando l’esercito, come in una battaglia campale, lasciandole lì a morire di fame e di freddo.Se l’Europa è questa, non è meglio dei regimi feroci contro cui punta giustamente l’indice. Se l’Europa è questa, smettiamocela di riempirci la bocca con parole come diritti umani e solidarietà. Se l’Europa è questa, diciamolo in modo chiaro a chi, come me, crede che possa e debba diventare un faro di civiltà e una speranza di un mondo migliore per tutti.Fin da ora ringrazio tutti quelli che vorranno fare qualcosa e aspetto segnali da chi ha idee e proposte da lanciare per ritrovare un briciolo di umanità su quel confine, che non è solo un confine geografico ma anche il confine della decenza. Restiamo in contatto e se vi va, per una volta, vi chiedo di fare circolare questo messaggio per fare rete.
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