Le pretese autonomistiche regionali mi hanno sempre convinto poco: su questo concetto sono sempre stato estremamente chiaro. Bisogna però anche ammettere che, nonostante ormai sia un mantra, il sistema di area vasta Romagna non solo non decolla, ma non fa neppure significativi passi in avanti. Per riuscirci è necessario un passo in avanti della politica, di quella buona politica della quale se ne sente sempre più il bisogno.
L’ideale sarebbe la città metropolitana. Ma in assenza, nel frattempo bisogna pensare a qualcosa d’altro. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: nessuno pensa alla creazione di un nuovo calderone. Però serve un ambito dove fare una sintesi. Un momento di confronto. Potrebbe trattarsi di una sorta coordinamento fra le città più grandi: Cesena, Faenza, Forlì, Lugo, Ravenna e Rimini. Un tavolo dove confrontarsi su progetti elaborati nell’ambito dei singoli comuni. Ed è qui che ci dovrebbe essere il salto di qualità. Sono le singole amministrazioni comunali che dovrebbero essere l’incubatore delle idee (e relative elaborazioni) propedeutiche a far crescere il sistema Romagna.
Quindi ogni sindaco potrebbe inserire la delega alla Romagna. Un assessorato da affidare a un assessore che ha altre competenze, ma che si possa spendere in questa direzione. È chiaro, i progetti non dovrebbero passare dal Consiglio comunale, ma fare uno o più step in commissione. Del resto è quello il vero luogo del confronto politico. È lì che maggioranza e opposizione si confrontano e arricchiscono i progetti.
Poi, il tutto dovrebbe essere confrontato con i rappresentanti degli altri territori. Per questo ci sarebbe la necessità di un coordinamento: una struttura snella, dove non ci sono cariche. Però necessaria per fare la sintesi. Anche in considerazione del fatto che di temi da trattare ce ne potrebbero essere tanti. Così, alla rinfusa, vengono in mente: cultura, turismo, regolamento edilizio, piani regolatori, sviluppo economico, fiere.
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