ScrittuRa Festival sbarca a Faenza 

Pino Cacucci

FAENZA. Venerdì 26 aprile si apriranno le giornate faentine del festival con una riflessione sul cambiamento climatico a un anno dall’alluvione.

Alle 17 sarà infatti ospite Vincenzo Levizzani dirigente di ricerca dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr e autore del libro “Quando fuori piove. Storia e futuro della pioggia” (Il Saggiatore). 

La pioggia è il più frequente, ma anche il più misterioso ed elusivo tra gli eventi meteorologici. Senz’altro uno di quelli che, sin da quando eravamo bambini, ci ha posto davanti a interrogativi incessanti: perché piove in un certo momento? Come mai le precipitazioni sono sempre diverse? A volte veniamo investiti da acquazzoni di breve durata, altre volte la pioggia è leggera e prosegue anche per ore e ore: come facciamo allora a dire che è piovuto poco o tanto? Come quantifichiamo la pioggia? In questa sua nuova avventura scientifica, Vincenzo Levizzani, in dialogo con Federico Savini, ci svelerà i segreti delle precipitazioni atmosferiche e ci racconta in che modo l’umanità, nel corso dei millenni, le ha vissute e affrontate. Capire il funzionamento delle precipitazioni non significa infatti solo riuscire a interpretare le previsioni del tempo, ma esplorare il meccanismo che sta alla base dell’esistenza di flora e fauna sul nostro pianeta. Saperne di più ci permette di preservare le dinamiche estremamente delicate che rendono possibile la vita sulla Terra. 

Seguirà alle 18.30 Mauro Covacich, scrittore triestino vincitore del Premio Campiello, parlerà di “Kafka” (La Nave di Teseo)

“Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo?” A partire da questo pensiero già definitivo, scritto in una lettera all’amico Oskar Pollak da un Franz Kafka appena ventenne, Mauro Covacich insegue lo scrittore praghese in un corpo a corpo tra vita e letteratura. Kafka scrive in una lingua che non era la sua, ma il tedesco dell’impero austro-ungarico imparato a scuola: “ogni lingua è un mondo. Se scegli quella di un altro, ti aggirerai tutta la vita per un mondo non tuo. E anche quando ti capiterà di rispecchiarti nelle vetrine, ti accorgerai che quel tizio riflesso non sei tu”. Questa estraneità rispetto alla vita, rispetto all’amore, rispetto al padre Hermann e alla famiglia, scolpisce la scrittura e l’immaginario con cui Kafka concepisce i suoi capolavori: La metamorfosi, Nella colonia penale, Il processo. Ma anche le pagine di diario in cui annota i sogni, i libri letti, le serate con gli amici e le visite ai bordelli; e proprio in un postribolo della Trieste teresiana, Franz potrebbe avere incontrato James Joyce. Il soggiorno triestino di Kafka rivive nell’indagine letteraria di Covacich, fino agli archivi delle Generali dove la grafia del praghese sembra seguire l’alienazione di un lavoro d’ufficio che non gli lasciava tempo per l’immaginazione. Con una prosa esatta – che unisce autobiografia e racconto – Mauro Covacich affronta il suo grande amore letterario, una lunga passione cresciuta fin dall’adolescenza. Covacich segue Kafka nel vento dell’est con la complicità con cui si guarda a un fratello, rincorre le inquietudini della mente di un genio che non avrebbe voluto essere letto, e che qui rivive “la certezza di non essere una chimera”.

Chiuderà la prima giornata alle 21 Antonio Iovane autore di “Il carnefice: Storia di Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine” (Mondadori), con Gianni Gozzoli, autore podcast di Radio Rai.

Come ha fatto Erich Priebke, il capitano della polizia tedesca che il 24 marzo 1944 chiamava i nomi dei 335 uomini da condurre all’interno delle Fosse Ardeatine per essere fucilati, a fuggire in Argentina e vivere indisturbato per mezzo secolo senza che nessuno gli chiedesse ragione dei suoi crimini? Attraverso un monumentale lavoro di ricerca, un’appassionata serie di interviste ai protagonisti della vicenda e materiale del tutto inedito, Il carnefice racconta tre storie: quella della cattura del vecchio nazista grazie al lavoro di agenti internazionali, l’estradizione e i processi in un Paese profondamente diviso tra chi chiedeva giustizia e chi invocava clemenza per un uomo ormai anziano; quella della carriera di Priebke a Roma, del suo ruolo di predatore di partigiani e della fuga rocambolesca in Argentina dopo la caduta del Reich; e infine una storia di radici, quelle dell’Italia di oggi, con le sue contraddizioni e i suoi antagonismi mai superati, e di Antonio Iovane, che mentre scriveva, indagava ed entrava nel cuore nero della Storia, si è trovato davanti a una verità perturbante.

Sabato 27 aprile 

Si apre alle 17 con Paolo Valoppi, scrittore ed editor Einaudi, che parlerà dei testimoni di Geova attraverso il suo folgorante esordio “Mio padre avrà la vita eterna ma mia madre 
non ci crede” (Feltrinelli), in dialogo con Samuele Marchi.

Paolo ha otto anni, ama il calcio e va pazzo per i Pokémon e gli hamburger di McDonald’s, ma sulla sua infanzia aleggia una presenza misteriosa e molto ingombrante: Geova. Suo padre, che di lavoro fa l’architetto, ne è un Testimone devoto, sua madre invece non ammette nessun amore superiore se non quello per i libri – prima aveva una piccola libreria femminista, ora insegna lettere a scuola – e, soprattutto, per le persone che le stanno a cuore. E così la crescita di quel bambino romano dal carattere docile e curioso si accompagna a un secondo mistero. Quello di quei due genitori che, pur divisi da una religione così spesso offerta a caricatura, continuano a stare insieme. A casa di Paolo il rispetto si mescola all’ironia, principale arma della resistenza materna. Ma il bambino, volendo bene al papà, desidera assecondarlo in quella fede che farebbe di lui un’anima destinata alla vita eterna, anzi a diventare “l’Eletto”, come lo prendono in giro i miscredenti in famiglia. Cosa succede, allora, quando certe piccole disillusioni e poi l’adolescenza con la sua spinta verso gli “atti impuri” lo allontanano inesorabilmente dal Dio di suo padre ma non dalla vicinanza che prova per lui? Con limpido affetto il protagonista racconta di sé e dei suoi familiari, mentre, crescendo, perde la fede paterna ma a poco a poco trova la propria strada e la propria voce. Con questo suo primo libro – che è romanzo di formazione, memoir e racconto famigliare – Paolo Valoppi ci consegna la sua storia: una storia diversa e vera sul diventare grandi, narrata con rara delicatezza unita a una comicità irresistibile e vitale.

Alle 18.30 ci sarà il grande ritorno di Pino Cacucci, Il narratore che meglio 

ha raccontato il Messico, 

con romanzi cult come “Puerto Escondido” 

e “Viva la vida” torna per raccontarci le gesta 

del rivoluzionario Pancho Villa, in dialogo con Matteo Cavezzali.  

“Dieguito e il centauro del nord” (Mondadori) inizia nel 1983, a Chihuahua. Adelita ascolta i racconti del nonno materno, il suo abuelo: li ascolta con la partecipazione incantata che è dei più piccoli quando stanno scoprendo il mondo, e insieme al mondo scopre anche un pezzo importante della sua storia. Quello di Adelita è un ascolto tanto più importante perché le informazioni che riceve a scuola sono opache e contraddittorie e hanno bisogno di una voce più trasparente, più vicina al cuore delle cose e degli eventi. Parral, 1916. Pancho Villa è ferito, nascosto in una grotta nel deserto. L’abuelo, che allora è ancora il piccolo Dieguito, gli porta regolarmente il necessario per vivere, a rischio di essere catturato. Dieguito si muove lesto e attento. Sa tener testa ai gringos, e sa di avere una missione importantissima da compiere: assicurare a Villa, che i suoi uomini cercano di far credere morto, una nuova esistenza. Tante sono le domande di Adelita e tutte confluiscono in fondo in una sola: chi è Pancho Villa, anima di un Messico quasi dimenticato? L’abuelo racconta, e più racconta, più agita intorno alla figura del condottiero un sentore di leggenda e di speranza che tuttavia coincide con un ben più palpabile destino di giustizia sociale. Adelita ha assimilato, è cresciuta ed è diventata una voce amata, nella tradizione di cantanti memorabili come la grandissima Chavela Vargas: quasi distillasse in sé le parole di Dieguito e la memoria del Messico rivoluzionario, canta davanti a un pubblico che la adora e, fra le altre, ripete una struggente canzone che, intrecciando passato e futuro, accende una nuova consapevolezza del presente: Tu li hai vissuti quei tempi e ora… dimmi, cosa resta?

La due giorni faentina si chiude alle 21 con Valentina Notarberardino e “Operazione bestseller. Dietro le quinte del successo editoriale” (Ponte alle Grazie)

I segreti del libro finalmente svelati agli amanti della lettura. Perché certi libri hanno successo e altri no? Perché di alcuni si capisce presto che finiranno tra i «libri dell’anno» mentre altri passano in sordina? Come arrivano gli amati tomi in libreria? Come si partecipa ai premi letterari, chi vota e, soprattutto, perché vince chi vince? E chi perde, come la prende? Si può vivere di sola scrittura? Perché ogni anno in Italia si pubblicano così tanti titoli? Come funzionano i festival letterari e le fiere del libro? Che cosa riesce a fare un bravo libraio per il successo di un libro? Che impatto hanno i social? I podcast? Le trasmissioni radio e tv? Come funzionano le classifiche? Come si rilevano le vendite, e chi lo fa? Insomma: che cosa fa vendere i libri?  Agli appassionati della lettura Operazione bestseller racconta tutto questo: la vita materiale  del libro dalla tipografia al comodino, e la vita immateriale, dall’anonimato alle stelle. E lo fa avvalendosi del contributo di alcuni protagonisti del mondo editoriale e delle loro testimonianze esclusive. Ne risulta un viaggio curioso, chiarificatore ed entusiasmante dietro le quinte dell’editoria italiana: la maggior industria culturale del Paese. Con la partecipazione di Ivan Tabanelli di Libreria Holden. 

Questo post è stato letto 81 volte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *