Via libera giovedì dell’Aula del Senato al disegno di legge sull’ editoria.
Ora il ddl tornerà proprio in settima commissione per approdare alla Camera dove si attende il via libera definitivo. Quei fondi saranno garanzia di pluralismo, ma anche di innovazione e di specializzazione a beneficio prima di tutto dei lettori e quindi della democrazia: da tempo si attendeva una nuova norma sull’ editoria che mettesse ordine ai contributi pubblici e ai criteri per percepirli. Ora si faccia presto perché i contributi di quest’ anno non vadano perduti.
Sappiamo bene quanto siano vitali quei contributi per alcune testate, che spesso sono quelle locali dove la garanzia di pluralismo dipende a volte proprio dalla sopravvivenza di un solo giornale. Per queste ragioni ho sostenuto la campagna “Meno giornali, meno liberi”, e credo sia necessario che ora non si perda altro tempo e che il disegno di legge diventi norma al più presto – spiega l’ onorevole Molea -. Il sì del Senato era atteso da inizio estate: per questo, in commissione cultura alla Camera ci siamo già preparati e calendarizzato le sessioni dedicate al ddl editoria. L’ intento è quello di far approdare il testo alla Camera il prima possibile perché i contributi di quest’ anno non vadano perduti, e perché non si mettano in ginocchio le testate la cui vita dipende proprio da quei fondi.
Il ddl approvato dal Senato, tra le altre cose, istituisce infatti il Fondo per il pluralismo e l’ innovazione dell’ informazione, al quale sono ammessi le cooperative di giornalisti, gli enti senza fini di lucro, le imprese editrici espressione delle minoranze linguistiche, i periodici per non vedenti, le associazioni per i consumatori, i giornali in lingua italiana diffusi all’ estero.
Il finanziamento pubblico garantisce pluralità ma anche libertà di stampa, ingredienti necessari alla democrazia, ma non era nemmeno più tollerabile il proliferare di testate che, insinuandosi tra le maglie delle norme nell’ intento di truffare lo Stato, vanificassero la concentrazione del fi nanziamento solo a quelle “vere”. Era necessario mettere ordine così da sostenere davvero la garanzia di pluralità.
Bruno Molea
deputato forlivese di Scelta Civica vice presidente della commissione cultura alla Camera.
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