Al Pd serve un’identità

Debe essere molto chiaro. Necessario un progetto di prospettiva e non vincolato ai risultati immediatamente

Il Pd cosa è e, soprattutto, cosa vorrà essere? Queste sono domande ai quali i vertici dell’ormai ex partitone devono rispondere in fretta. Per la verità dovrebbe farlo anche Forza Italia. E, forse, nel medio lungo termine, pure i 5Stelle.

 

Non sono un fan di Salvini. Credo che si sappia. Non condivido buona parte delle sue politiche e nemmeno il suo modo di fare. Però gli va riconosciuto di aver ottenuto risultati strabilianti. Non so dire se e quanto dureranno. Comunque vanno riconosciuti i meriti. Che non sono arrivati per caso. È vero che ha sfruttato una congiunzione astrale favorevole: il vuoto di leadership che c’è nel centrodestra dove Berlusconi non è più quello di una volta.

Però è altrettanto vero che nulla arriva per caso. Salvini è riuscito a conquistare quel mondo perché ha presentato una proposta chiara e netta. Non qualcosa di annacquato. Una proposta di destra e che è piaciuta a quella fetta del suo elettorato. Ecco, questo è l’aspetto migliore della politica di Salvini: avere innanzitutto risposto alle richieste della sua base.

 

Il Pd renziano invece è andato oltre. Nel tentativo di sfondare al centro si è allontanato dalla sua base, storicamente più di sinistra. È vero che Renzi ha governato in uno dei momenti più difficili. C’era da risollevare un paese inginocchiato dalla crisi. E lui prima e Gentiloni poi hanno permesso all’Italia di uscire dalle secche della recessione. Ma con ricette che, spesso, non sono piaciute alla base. Ed alle elezioni ha pagato pegno. Pesante. Un risultato sul quale indubbiamente ha pesato anche la particolare congiuntura economica. Ma tant’è. Non è la prima volta che succede è Non sarà l’ultima.

Adesso però fatica a ripartire. Anche perché non si capisce cosa vorrà essere. In questo momento il Pd sta facendo il compitino: opposizione al governo. Ma serve molto di più del minimo sindacale. Lo hanno dimostrato anche le elezioni in Trentino. Deve andare oltre. Deve darsi un’anima. Deve mandare un messaggio forte e chiaro.

 

A mio avviso ha ragione Claudio Tito che oggi, su Repubblica, scrive: i Dem hanno bisogno di capire quali siano i valori che caratterizzano un partito progressista. E invece si consumano in una battaglia congressuale e non sulle visioni strategiche. Io ritengo che serva una proposta che  vada oltre l’assistenzialismo. Ma bisogna anche evitare di inseguire la Lega sui temi più reazionari e populisti. Altrimenti resti paralizzato nelle contraddizioni.

 

Inoltre serve un progetto di prospettiva. Sarebbe un errore vincolare il tutto ai risultati delle elezioni della prossima primavera.

 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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