170° anniversario della Trafila Garibaldina nel Forlivese

"Nel 1848 un’ondata di grandi rivolte per la libertà e la democrazia attraversa l’Europa, interessando anche il territorio italiano. Intere città insorgono per sbarazzarsi delle tirannie e per acquistare la libertà. Nel 1849 Garibaldi fugge da Roma dopo il naufragare del sogno democratico della Repubblica Romana, repressa nel sangue.

Una “rete” di patrioti, di uomini, popolani e nobili che avevano in mente una idea ben precisa di libertà ed uguaglianza. Con slancio generoso ed umano, sprezzanti del pericolo e degli sgherri papalini e austriaci, si passarono il “pacco” di casa in casa fino alla destinazione sicura fuori dalle terre di Romagna. Almeno 15 lapidi sono ancora li a testimoniare le varie tappe della fuga di Garibaldi nei comuni di Forlì, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Dovadola, Predappio, Rocca San Casciano e Modigliana”.
Il C.A.I. di Forlì, conclude Giorgio Assirelli, ha teso il filo di Arianna per collegare i vari luoghi”.

L’Eroe dei Due Mondi


La pubblicazione riporta anche un’importante prefazione dello storico e docente dell’Università di Bologna, Roberto Balzani. Sotto il titolo “Un percorso leggendario”, l’ex sindaco di Forlì, scrive: “La parola “trafila”, per definire un viaggio “politico” attraverso le realtà romagnole nel corso del Risorgimento, la usa per la prima volta Massimo d’Azeglio, che nel settembre del 1845, salendo da Roma in direzione nord, tocca i principali luoghi delle Legazioni, portandovi l’idea della “cospirazione alla luce del sole”, cioè della pura propaganda d’idee in favore della nazione, da preferire alle insurrezioni inutili e sanguinose. A metà fra reporter e agitatore, Massimo d’Azeglio raccoglierà poi il frutto di quel passaggio in un opuscolo destinato ad un’enorme fortuna: Degli ultimi casi della Romagna, pubblicato nel 1846. La tesi dell’aristocratico piemontese è nota: i romagnoli hanno un carattere adatto alla lotta per l’indipendenza della patria, ma, fin dalla prima Restaurazione, hanno sbagliato pressoché tutto, esaurendo le proprie energie in vani tentativi di riformare lo Stato pontificio o, all’opposto, in atti rivoluzionari senza prospettiva. Che fare? Imparare la grammatica della nazione, e cioè abituarsi, da un lato, a costruire un programma fatto di idee e di obiettivi “italiani” e, dall’altro, all’esercizio delle armi.

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Gabriele Zelli

Gabriele Zelli è nato a Forlì il 5 marzo 1953. Da circa trent'anni si occupa in modo continuativo di cultura, sport e di attività sociali. Per Romagnapost, insieme a Marco Viroli, cura una rubrica intitolata "pillole forlivesi" dedicate alla storia della città. 

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