170° anniversario della Trafila Garibaldina nel Forlivese

"Nel 1848 un’ondata di grandi rivolte per la libertà e la democrazia attraversa l’Europa, interessando anche il territorio italiano. Intere città insorgono per sbarazzarsi delle tirannie e per acquistare la libertà. Nel 1849 Garibaldi fugge da Roma dopo il naufragare del sogno democratico della Repubblica Romana, repressa nel sangue.


La trafila assomma in sé più aspetti straordinari: la natura mista (popolare e borghese) della compagine che aiuta il Generale; il piccolo tour romagnolo compiuto nel volgere di circa 20 giorni; il dramma romantico – Anita che muore, la fucilazione di Ciceruacchio, di Ugo Bassi, di Livraghi -: l’immediata aura leggendaria che circonda l’intera vicenda, tanto da dar vita a stazioni di un’autentica via Crucis laica, che sopravvivono ancor oggi. A Cesenatico, dove il Generale è ricordato tutti gli anni ai primi d’agosto, come un santo patrono laico. A Mandriole e a Ravenna, dove l’ultimo asilo di Anita e il Capanno rappresentano luoghi della memoria tutelati – è il caso del Capanno – addirittura da oltre 140 anni. A Modigliana, dove la casa di don Giovanni, la cui immagine si fonde con quella dì un altro pittore-patriota modiglianese illustre, Silvestro Lega, è insieme museo del Risorgimento e tappa della trafila.
Garibaldi, insomma, cuce lo spazio e connette in senso cooperativo il Risorgimento regionale conclude Balzani. Una traccia, la sua, che consente di trapiantare il disegno della nazione nel territorio della piccola patria. Un meccanismo precocissimo, già in funzione dopo l’Unità, che si perfeziona con i monumenti e una prima manutenzione dei luoghi intorno agli anni Ottanta dell’Ottocento. Da allora, cambiano le forme della politica, ma l’impronta lasciata dalla “grande fuga” resta”.


Anche a chi scrive fu chiesta una presentazione per il volume. Incentrai le mie riflessioni sulla necessità di “Mantenere viva la memoria”, fatto ancora oggi assolutamente necessario. Nel testo ricordo lo storico Lorenzo Bedeschi che, in un interessante saggio su “La trafila per il salvataggio di Garibaldi”, pubblicato nel secondo volume di “Romagna toscana”, evidenzia che molti patrioti per sfuggire all’arresto da parte della gendarmeria dello Stato Pontificio trovarono accoglienza presso la casa di Francesco e Giovanni Verità a Modigliana per essere poi guidati verso città toscane o verso porti da cui poter espatriare. Fra coloro che poterono usufruire della complicità della famiglia Verità vanno ricordati, fra gli altri, Luigi Carlo Farini, Felice Orsini, Pasquale e Saverio Muratori, Eugenio Valzania, Pietro Pietramellara, Livio Zambeccari. Di fatto Modigliana con Francesco e Giovanni Verità era diventata un punto di riferimento importante per la salvezza dei patrioti, dei cospiratori politici e dei proscritti. Passerà da questo paese gran parte della corrispondenza clandestina fra romagnoli e toscani. In sostanza era l’anello fondamentale di quella catena umana di soccorso e di trasmissione delle comunicazioni segrete che prese il nome di “Trafila”. Massimo D’Azeglio che si avvalse della “trafila” cosi ne scrive nei “Miei Ricordi”: “In ogni paese era un uomo fidato che formava uno degli anelli della catena, ed a questa catena era dato il nome trafila. Serviva a mandar nuove, precetti, direzioni, lettere e talvolta anche persone, gente costretta a fuggire. Tanto che era frase usata mandar questa o quest’altra cosa o persona per Trafila … Un solo anello della trafila che fosse stato traditore, rovinava un mondo di gente: ed è fatto notabile che mai e poi mai la polizia ha avuto il gusto di far conoscenza con uno di cotesti anelli della gran catena…”
La casa Verità, dunque, continua il mio scritto, era l’anima e il riferimento della “trafila”. Quando nel 1848 Francesco viene meno nulla si modifica a Modigliana in virtù dell’eredità da questi trasmessa al figlio. Ecco il non secondario motivo per cui, allorché la trafila riceve la consegna di salvare Garibaldi (l’equazione è “chi salva Garibaldi salva l’Italia”), all’appuntamento sul monte Trebbio, fra Dovadola e Modigliana, la notte del 21 agosto 1849 si troverà Don Giovanni Verità.

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Gabriele Zelli

Gabriele Zelli è nato a Forlì il 5 marzo 1953. Da circa trent'anni si occupa in modo continuativo di cultura, sport e di attività sociali. Per Romagnapost, insieme a Marco Viroli, cura una rubrica intitolata "pillole forlivesi" dedicate alla storia della città. 

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