“Chiudere la scuola a marzo – scrive il primo cittadino forlivese – è stata forse una decisione inevitabile, dolorosissima, che ha determinato seri danni al percorso di apprendimento e alla crescita educativa dei nostri studenti. Riaprirla a settembre era quindi un atto dovuto, necessario e un dovere nei confronti del futuro dei nostri ragazzi”.
“Una decisione che è costata fatica organizzativa, sacrifici e la riformulazione dell’offerta didattica ad ogni livello. Ma se la nostra scuola oggi può dirsi sicura il merito è di tutti – prosegue il sindaco -. Dei ragazzi prima di tutto, delle loro famiglie, degli insegnanti e di tutto il personale scolastico che hanno costruito, investendo energie e risorse, una scuola a misura di studente, calibrata sull’assoluto rispetto dei protocolli di sicurezza e delle misure di contrasto anti covid-19. Richiuderla dopo una faticosa ma necessaria ripartenza sarebbe un errore imperdonabile, una sconfitta per tutti. Anche perché i numeri che quotidianamente ci riporta la sanità pubblica ci confermano che i contagi non avvengono in aula e all’interno degli istituti bensì all’esterno, nei percorsi casa/scuola, sui mezzi pubblici sovraffollati, e nelle attività extrascolastiche”.
“La didattica in presenza resta fondamentale e deve essere la priorità. Dobbiamo difenderla sempre, laddove possibile. La scuola, caro Presidente, è la nostra linea del Piave, il punto di resistenza del nostro amato Paese. L’appello che Le rivolgo da nonno, prima ancora che da Sindaco di una grande città, è quindi di continuare a garantire la scuola in presenza nei plessi della nostra Regione perché in ballo c’è il futuro di un’intera generazione e il diritto allo studio di migliaia di ragazzi”.
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