Serve più giustizia sociale

Fondamentale per uno Stato moderno e funzionale

CESENA. Ha ragione Letta quando denuncia che la sinistra ha dimenticato la giustizia sociale. Nel suo libro, il segretario del Pd scrive: i partiti progressisti hanno disprezzato il disagio e vissuto le disuguaglianze come il prezzo da pagare per la globalizzazione. Un’autocritica giusta che però dovrebbe essere fatta dalla politica in generale. Perché se giustizia sociale significa combattere le 4P (povertà, privilegi, pregiudizi e paura) di scelte fatte in tal senso non se ne sono viste molte. C’è stato qualche provvedimento, ma non è con l’assistenzialismo che si risolve il problema della giustizia sociale.

Quello che non si capisce è che non è vero che giustizia sociale e sviluppo economico sono in contrapposizione. Anzi, è il contrario. Un lavoro di bassa qualità significa un modello di sviluppo di basso livello. il problema è un’idea di sviluppo che insegue la contrazione del costo del lavoro e quindi della retribuzione e dei diritti. 

La giustizia sociale la si combatte creando posti di lavoro di qualità, non con i sussidi. Quelli devono continuare ad esistere, ma non possono essere dati a pioggia. Del resto di un lavoro precario e sottopagato non serve neppure al mondo economico. La minor disponibilità di spesa fa rima con aumento della povertà che è il primo elemento alla base della riduzione dei consumi che poi si ripercuote sulle aziende produttrici. Dunque, un cane che si morde la coda. 

Come se ne esce? La politica keynesiana non sarà la panacea di tutti i mali, ma potrebbe dare una risposta importante. Però deve supportare le aziende sane. Quelle che garantiscono (economicamente e sulla sicurezza) i lavoratori. Per quello deve essere abiurata la politica del massimo ribasso che è una stortura. Per uno Stato moderno e funzionale non ci può essere una continua corsa al ribasso. Per garantire l’occupazione le aziende devono avere un adeguato ritorno. Gli imprenditori non sono brutti, sporchi e cattivi. E’ giusto che abbiano il giusto ritorno economico, a patto che perseguano l’obiettivo di mantenere un’azienda sana. Quindi anche ricapitalizzando in continuazione. Solo così possono arrivare quelle garanzie che invece non può dare il mondo finanziario. Quello è molto più effimero. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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