Documento dei presidenti di tutti i livelli
I presidenti di Legacoop a tutti i livelli (nazionale, regionale, Bologna, Romagna, Estense, Imola) esprimono la frustrazione per la mancanza di risarcimenti e risorse a seguito dell’alluvione. Nonostante promesse di fondi da parte del Governo, i cittadini e le imprese colpiti non hanno ricevuto adeguato supporto e si scontrano con la lentezza burocratica e l’insufficiente personale per gestire le richieste di aiuto. Legacoop è schierata con i cittadini, le imprese e i comuni colpiti, chiedendo soluzioni concrete e verità da parte delle autorità.
Non ci piace la polemica fine a sè stessa e, fin dai giorni dell’alluvione, come Legacoop lo abbiamo dimostrato, stando vicini, con le nostre cooperative, ai cittadini, alle imprese, ai Comuni in maggior difficoltà, garantendo sostegno economico, solidarietà, risorse, cercando di entrare nel merito dei provvedimenti legislativi d’urgenza che sono stati di volta in volta proposti dalla Regione Emilia-Romagna e dal Governo.
Ma ormai è evidente, come ha chiarito, con la concretezza che lo distingue, proprio ieri l’Arcivescovo e Presidente Cei, Matteo Maria Zuppi: ”Il problema è che i risarcimenti non sono ancora arrivati e tantissime emergenze sono ancora aperte. Bisogna attivare i meccanismi giusti, al di là dell’incasso del consenso: le cose devono funzionare e basta, la situazione richiede soluzioni concrete. Ci sono cose che si devono fare subito. C’è stata una sofferenza incredibile: c’è chi ha perso tutto, non solo le cose materiali, ma anche tutti i ricordi…”.
Le chiacchiere stanno a zero, come afferma Zuppi. Punto.
Perché non solo i risarcimenti non sono arrivati – se non 3.000 euro per una parte delle famiglie alluvionate, con fondi derivati dalla Protezione civile e dalla Regione Emilia-Romagna e le risorse già rese disponibili dalle Camere di Commercio della Romagna, di Bologna e di Ferrara e Ravenna -, ma non esiste neppure una modulistica per richiederli ed una struttura tecnica per esaminarli.
A meno che qualcuno non voglia (ma noi ci sentiremmo presi in giro, se qualcuno lo affermasse) convincerci del fatto che le 60 persone messe a disposizione del Commissario straordinario Figliuolo (contro le circa 1.000 che operarono in occasione del terremoto in Emilia), siano in grado di prendere in esame in tempi rapidi e con efficacia le richieste di migliaia e migliaia di famiglie e di imprese di tutta la Romagna e di parte dell’Emilia.
E non basta ricordarci che il Governo ha messo a disposizione 4,5 miliardi (che poi sarebbero la metà di quelli che servono e, in ogni caso, per una parte rilevante in capo a settori specifici come l’export o destinati ad una cassa integrazione quasi inutilizzata): non basta perché, in assenza di modalità certe di attribuzione, di apposite modulistica e strutture tecniche in grado di ricever e istruire le domande, si tratterà di risorse che, come spesso accade in Italia, nessuno utilizzerà.
E questo, mentre basta parlare con una delle tante persone che hanno ancora negli occhi le immagini e le paure dell’alluvione, per rendersi conto che nessuno si sente rassicurato da una cifra ancora insufficiente e, soprattutto, totalmente virtuale.
Affermandolo siamo di parte?
Si, lo ammettiamo, siamo dalla parte dei cittadini che si sentono abbandonati e che provano rabbia nei confronti di chiunque e che, mai come oggi, sentono lontano lo Stato, perché spesso – dopo i giorni delle visite compulsive di tanti Ministri e degli innumerevoli sorvoli in elicottero alle aree alluvionate – hanno sentito e visto direttamente solo i loro Sindaci e la Regione Emilia-Romagna.
Siamo dalla parte delle tante imprese che stanno pensando che sia il caso di accantonare risorse per coprire – da soli, senza quel Governo che pure lo ha promesso per bocca della Presidente del Consiglio – in proprio il 100% dei danni subiti, dubitando che qualcosa di positivo possa accadere.
Siamo dalla parte dei Comuni e dei Consorzi di Bonifica che, senza stanziamenti ancora certi da parte del Governo, stanno intervento per mettere in sicurezza strade, argini dei fiumi, fossi, in vista di un autunno che tutti teniamo come il peggiore dei nemici. Siamo avviliti e costernati per l’impotenza istituzionale che li sta lasciando da soli di fronte alle istanze legittime di chi ha subito i danni della catastrofe.
E, infine, siamo dalla parte delle parole di verità: quelle che non si notano nei forbiti comunicati stampa dei tanti “tifosi” che in questi giorni stanno cercando di spiegarci che tutto va bene e che possiamo stare tranquilli, portando avanti una narrazione cieca e ormai offensiva. E che, invece di limitarsi a scrivere, dovrebbero avere anche il coraggio di raccontare le loro verità durante le Assemblee di cittadini disperati e di imprenditori consapevoli di una difficoltà che non abbiamo mai incontrato prima e che ci porta – anche a noi cooperatori, ottimisti per istinto e per storia – a ritenere che questa volta farcela da soli sarà difficilissimo.
Per favore, ci spieghi chi puó, perché, per la prima volta di fronte ad un disastro di tale portata, stia accadendo tutto questo.
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