Sistema e coesione sociale a rischio

Occupazione dequalificata intervento di Marcello Borghetti, segretario Uil

Abbiamo un’occupazione dequalificata. È quello che emerge, per l’ennesima volta, da uno studio (sui dati reali) della Camera di commercio. È un problema per il territorio. Ne parla Gabriele Borghetti, segretario della Uil. Questo il suo intervento.

Lo studio sui dati occupazionali,  offre spunti molto  interessanti su cui riflettere. Per indirizzare e strutturare uno sviluppo che al momento appare molto fragile,  con ricadute sull’occupazione.  Dai dati risulta evidente un impoverimento della richiesta di posti di lavoro qualificati nella nostra provincia (7% di laureati e 12% di persone dotate di specifiche skill) pur a fronte di una interessante e ampia offerta universitaria.  

A giudizio della Uil, questo denota, forse, l’incapacità  Del nostro sistema territoriale di massimizzare le competenze che i giovani acquisiscono trasformandole in attività imprenditoriale.  Nel nostro territorio è nota anche una difficoltà da parte delle Start Up di tramutare un’idea imprenditoriale in imprese strutturate,  così come evidente che non tutto il settore produttivo potrà solo concentrarsi sull’export, così come è noto un certo incremento di attività produttiva senza che però questo generi nuovo occupazione.

Nello specifico da noi c’è una forte richiesta di “manovalanza” a basso costo e precaria.  È evidente che una quota di manovalanza di bassa e media qualifica sia necessaria, il problema sorge quando questa diventa un fattore dominante.  Non è un gioco solo la capacità reddituale di una platea di popolazione importante, con ricadute sui consumi e sul benessere collettivo, è in gioco l’idea stessa di sviluppo del territorio, che con l’innovazione tecnologica,  e la necessità di agire sul mercato globale, con competitori fortemente innovativi e prodotti in continuo mutamento. Deve agire su nuove leve e fattori di sviluppo.

Pertanto queste caratteristiche del tessuto economico e occupazionale locale, in assenza di una inversione di tendenza anche in termini di prospettiva, rischiano nel tempo di farci rimanere in posizioni molto arretrate.    Nel tempo questa situazione potrebbe aumentare il già forte disagio giovanile, costringendo ancora più di oggi i giovani a guardare fuori dal nostro territorio provinciale e nazionale.  


Ciò non significa  ovviamente abbandonare l’idea dell’artigianato di qualità,  ma significa avere la capacità di trapiantare innovazione in un territorio fermo agli anni 50 come idea di produzione.  Probabilmente anche tentando di accantonare un attimo l’idea che la discussione sul futuro economico del nostro territorio e del sistema Romagnolo, possa essere solo fondata sul pur importante problema dei parcheggi, piuttosto che della Tari, e spingendo magari un po’ di più su un’idea di sviluppo  che si fondi sulla  necessità di innovare il territorio e di dotare il territorio di  infrastrutture materiali e immateriali.

Da questo punto di vista la discussione è molto ferma e frastagliata ed è sicuro che con la dequalificazione del  lavoro il territorio  avrà ricadute negative sul benessere e sulla coesione sociale.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.