L'addio dell'assessore è già superato. Ora vedremo chi saprà muoversi meglio. Quando la lotta di fa dura i duri cominciano a giocare
E adesso? Sarà più facile gestire la vittoria o la sconfitta? In questo momento, più che mai, vale il detto: quando la lotta si fa dura i duri cominciano a giocare.
Politicamente le dimissioni di Tommaso Dionigi appartengono a ieri. È chiaro, ci sono le inevitabili ripercussioni. Chi ha vinto esulta e chi è stato sconfitto cerca di metabolizzare. E in mezzo c’è lui, Tommaso Dionigi. Forse, finalmente, troverà quella pace che aveva perso negli ultimi mesi. E, forse, maledirà la decisione di entrare in politica. Ha capito che è una brutta bestia. Lui è un bravo ragazzo e onesto. È un tecnico preparato. Ha delle competenze specifiche e che, difficilmente, potranno essere trovate. È anche per quello che la giunta perde un pezzo importante. Ma per fare politica ci vuole il “fisico”. In particolare in un momento come questo in cui, attraverso i social network, sei sempre nel tritacarne e sei preso di mira con toni che non possono essere in nessun modo condiviso. Un altro forse c’è l’avrebbe fatta. Lui non ha retto. È distrutto. Ha perso peso. E alla fine ha detto detto basta. E ora tornerà a fare l’imprenditore.
La politica invece deve voltare pagina. Chi ha vinto deve cercare di capitalizzare il successo. Cosa non facile. Marco Casali, il vero vincitore, deve evitare l’ubriacatura. Facile da dire, più difficile da fare. Perché adesso viene la parte più difficile. Dire sempre no è la cosa più facile di questo mondo. Da questo momento, mentre continua a fare opposizione alla giunta, deve costruire la squadra che, presumibilmente, guiderà lui. E qui casca l’asino. Perché si tratterà di mettere assieme un gruppo eterogeneo. A partire da quelli che a Borello sono pro e contro i profughi. Inoltre dei fedeli alleati diventeranno i primi avversari. Quando si voterà per le amministrative 5Stelle e centrodestra si contenderanno il secondo posto e l’accesso all’eventuale ballottaggio. Quindi è facile immaginare che l’avvicinamento alla data sarà direttamente proporzionale all’allontanamento dal centro destra.
Chi ha perso (il Pd) invece deve reagire in testa. Sindaco in testa. Signori, il capo è quello che si prende oneri ed onori. Per prima cosa deve abbandonare la sindrome da accerchiamento che si ha in questi momenti e rialzarsi non in fretta, ma subito. Non serve piangersi addosso anche se quello che è successo ha fatto male a livello personale. C’è una sofferenza psicologica perché si ritiene ingiusto il comportamento riservato a Tommaseo Dionigi. Quelli sono sentimenti legittimi, ma che possono trovare posto davanti al caminetto. Il vero leader, il vincente, è quello che sa reagire alle difficoltà. La Juventus difficilmente sbaglia due partite a fila.
Quindi al più presto va nominato il successore e partire con una filosofia aggressiva. Soprattutto serve una differente strategia di comunicazione sui social network dove adesso giunta e Pd sono quasi inesistenti. È lì che hanno distrutto Dionigi. Ed è lì che Lucchi & C. devono cominciare a combattere. Il politicamente corretto non basta più. Non voglio dire che debbano usare gli stessi sguaiati e ingiustificati toni degli avversari. L’offesa o il clima da tribunale popolare vanno lasciati agli altri. Ma non possono lasciare campo libero. Il caso Dionigi è stato un avvertimento. Guai a sottovalutarlo.
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