La legge di stabilità 2013 ha previsto che a partire dal prossimo anno passi dal 4 al 10% l’aliquota IVA di asili, ospizi e RSA, assistenza domiciliare, comunità per minori, centri per disabili ecc. gestiti dalle cooperative sociali.
A Forlì e Cesena oltre centoventi cooperative sociali aderenti alle Centrali Cooperative AGCI, Confcooperative e Legacoop del territorio danno lavoro a circa 4200 dipendenti, di cui circa 3000 soci, e sono pienamente integrate nel sistema di welfare pubblico, nel quale giocano un ruolo di estrema importanza per il volume di servizi svolti: oltre 200 milioni di euro nelle varie aree, dalla gestione dei servizi per il disagio adulti ai nidi, dalle strutture per anziani e l’assistenza domiciliare ai servizi per l’handicap, dal sostegno scolastico all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
In Italia ci sono circa 12.000 cooperative sociali e loro consorzi che occupano 380.000 persone e raggiungono con i loro servizi 6 milioni di cittadini. Oggi le cooperative sociali e i Comuni sono in prima linea a fronteggiare le ricadute della crisi sui cittadini e a garantire il welfare territoriale e i livelli essenziali di assistenza, investendo su modelli innovativi di gestione dei servizi.
Le politiche di riduzione della spesa prese a livello comunitario e nazionale negli ultimi anni vanno nella direzione opposta a quella che servirebbe per implementare un modello di federalismo democratico, Stato sussidiario e welfare delle responsabilità.
La nuova aliquota del 10% si applicherebbe alle prestazioni socio sanitarie ed educative rese dalle cooperative sociali in esecuzione di contratti di appalto e di convenzioni in generale. Con l’aumento del 150% dell’IVA, una quota del 6% del costo dei servizi di welfare resi a persone svantaggiate affidati dai Comuni alle cooperative sociali finirà alle casse statali: il contrappasso della sussidiarietà!
Le centrali cooperative esprimono forte preoccupazione per le conseguenze che questo provvedimento potrebbe avere, in termini di tenuta dell’occupazione e di riduzione dei servizi. Si rivolgono anche agli amministratori locali per ribadire la necessità di mantenere l’IVA per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi resi dalle cooperative sociali al 4% e abrogare i commi 488, 489 e 490 dell’art. 1 della legge di stabilità 2013, invitando gli stessi ad attivarsi in tutte le sedi istituzionali affinchè sia sconguirato il previsto aumento.
Gli enti locali per far fronte all’aumento dell’IVA di 6 punti percentuali, con le medesime risorse del 2013, nel 2014 forniranno meno servizi sociali: si taglieranno i servizi di inclusione sociale proprio alle fasce più deboli della popolazione.
A livello di impatto economico non vi sarà alcun aumento del gettito dall’incremento dell’IVA: l’unico effetto sarà quello di spostare risorse dagli enti locali alle casse statali senza alcun vantaggio reale e ridurre del 6% le prestazioni di welfare territoriale che i Comuni oggi garantiscono.
Inoltre, quest’anno l’Unione Europea varerà una riforma complessiva del regime IVA e, quindi, bisognerà intervenire ancora a livello nazionale su questa materia: farlo ora è immotivato e irrazionale aumentando il clima di incertezza.
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