Gabriele Zelli ci racconta come e perché nacque il progetto per farla fondere.
Nei locali espositivi del Palazzo del Monte di Pietà, corso Garibaldi 37, Forlì, sabato 2 settembre 2017 è stata inaugurata la mostra “Carmen Artifex. Segni per la città”, un’esposizione dedicata alle opere di Carmen Silvestroni visibili sul territorio di Forlì. La mostra, che resterà aperta fino al 17 settembre, è stata allestita dal critico d’arte Serena Vernia con disegni, studi, bozzetti delle opere che ha realizzato Carmen e che si possono vedere attualmente esposte a Palazzo Romagnoli (via Albicini 12, Forlì), o che fanno parte del percorso in città ideato appositamente per valorizzare quanto l’artista ha lasciato. Sono esposte opere per lo più inedite ed appartenenti al collezionismo privato e all’archivio della famiglia. In questo contesto, essendo stato tra i promotori del progetto “Una fusione per Carmen Silvestroni” che ha portato alla realizzazione in bronzo dell’opera “Scacchiera” e la sua successiva collocazione nel Parco Urbano “Franco Agosto”, ho ricostruito in forma molto succinta, a beneficio dei visitatori, perché e come si sviluppò questo progetto. Nel testo esposto esposto in mostra ho ricordato che Carmen Silvestroni, nei proficui scambi di opinioni e nelle diverse occasioni durante le quali avemmo la possibilità di collaborare, sostenne sempre che per ottenere risultati duraturi, capaci di lasciare una traccia fertile nel cammino dell’arte e della cultura, è indispensabile che le forze più attive della società vengano coinvolte in progetti dei quali devono curare l’ideazione e la realizzazione.
Lei stessa fu protagonista di alcuni di questi momenti. Cito il ruolo importante che ebbe nella vita di una realtà come quella che si sviluppò a Sadurano sotto la guida di Don Dario Ciani, coordinando, tra l’altro, il progetto per la collocazione di opere in modo da formare una “Via Crucis”. Per questa realizzazione artisti provenienti da esperienze diverse furono chiamati ad affrontare un tema complesso e nello stesso tempo carico di fascino e di mistero, sul quale Carmen aveva avuto modo di “cimentarsi” quando le fu chiesto di realizzare, da don Gian Michele Fusconi, parroco della parrocchia di Regina Pacis, le varie tappe della “Via Crucis” da collocare nella chiesa che era stato appena costruita tra il 1962 e il 1965. Si rese disponibile altresi a fornire un insostituibile contributo, unitamente alla dinamica fotografa/artista forlivese Rosanna Parmeggiani, per organizzare una delle più importanti mostre di scultura promosse a Forlì dal titolo “Spazi direttamente proporzionali”. In quell’occasione (era il 1991, chi scrive ricopriva il ruolo di assessore del Comune di Forlì e di grandi mostre ancora non si parlava tanto che la Fondazione della Cassa dei Risparmi si costituirà l’anno successivo!), venti scultori, alcuni anche stranieri, esposero, con grande successo, le loro opere nei cortili di prestigiosi palazzi (Mangelli, Gaddi, Sangiorgi), all’interno della piazzetta ex Pescheria, che era stata restaurata e recuperata a un uso pubblico da pochi anni, e della Sala Santa Caterina; per quest’ultima si trattò addirittura del “battesimo ufficiale” in seguito all’imponente intervento di restauro.
Se il destino glielo avesse consentito, Carmen Silvestroni (1937-1997) avrebbe continuato a proporre idee e percorsi per condurre, attraverso la valorizzazione delle esperienze artistiche, ad un conseguente arricchimento per l’uomo. In funzione di queste sue profonde convinzioni accettò immediatamente di sostenere il progetto “Una fusione per Glauco Fiorini”, ideato subito dopo la scomparsa dello scultore forlivese avvenuta nel 1994 all’età di 53 anni, perché ne condivise subito gli scopi e in ragione del fatto che con Glauco c’era stato un ottimo, reciproco e duraturo rapporto di stima e di amicizia. Non riuscì, purtroppo, a vedere l’esito finale consistente nella realizzazione in bronzo dell’opera “La famiglia”, che Glauco aveva realizzato in vetroresina, un materiale facilmente deperibile, e la successiva collocazione al Parco Urbano Franco Agosto (1999), dove attualmente si può ammirare. Tutti coloro che contribuirono a questa realizzazione non poterono non porsi l’obiettivo di salvaguardare e di valorizzare anche un’opera di Carmen per insediarla nello stesso contesto. Si scelse di fondere l’opera “Scacchiera”, nove sculture che rappresentano l’evoluzione della dignità femminile realizzate in gesso da Carmen, anche questo un materiale facilmente deperibile. La successiva installazione, avvenuta nel 2002, dopo innumerevoli e qualificate iniziative organizzate per raccogliere i fondi necessari, fu un’ulteriore operazione civile e culturale patrimonio di centinaia di amiche e amici, di enti e associazioni.
Don Dario Ciani, nel frattempo purtroppo deceduto pure lui, in occasione di un incontro pubblico organizzato dopo la scomparsa di Carmen Silvestroni nel ricordarla sostenne che: “Solo ora incominciamo a capire la sua intima e profonda sensibilità artistica”. La possibilità di ammirare in modo costante in un luogo pubblico “Scacchiera”, una delle sue opere più importanti ha favorito sicuramente, nel corso di questi anni, l’attenzione e la comprensione di un pubblico di cittadini sempre più ampio del lavoro artistico compiuto da Carmen Silvestroni. Le mostre in corso sono un contributo ulteriore in questo senso.
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