Come creare ricchezza

Politiche industriali. No assistenzialismo. Molto si può fare anche a livello locale

Creare ricchezza e distribuirla nel modo più equo possibile. Questo, in estrema sintesi, il compito di un amministratore pubblico. Sia nazionale che locale.

Come è logico che sia, ognuno ha le proprie ricette. E qui, a guardarci bene, si capisce che la destra la sinistra esistono ancora. In particolare per la redistribuzione del reddito. Ma le ricette di progressisti e conservatori sono e resteranno diverse anche per quanto riguarda l’economia.

Io, progressista e keynesiano, ritengo che la crescita vada supportata creando posti di lavoro. Non con l’assistenzialismo. Quindi  con un piano di investimenti pubblici (opere) che però non sia fatto in deficit. Investimenti pubblici non significa necessariamente cementificare. Anzi c’è tanto da da recuperare e ristrutturare, ad esempio l’antisismica. Però le grandi  opere di comunicazione vanno fatte. Nel rispetto dell’ambiente, ma vanno fatte. Sono fondamentali per lo sviluppo. A chi sostiene il contrario consiglio la lettura de “Le vie della seta” (edizioni Il Mulino).

Ma la crescita va accompagnata anche in un altro modo. Confindustria ha detto che nei prossimi anni il sistema avrà bisogno di 250 mila tecnici, professionalità che non ci sono.  Forse qualcuno non ha ancora capito che c’è in atto una rivoluzione industriale che va accompagnata da scelte legate al welfare, ma anche dalla formazione di una professionalità che non esiste. Quindi serve intervenire sulla scuola.

È chiaro, per quanto riguarda la politica industriale tutto passa attraverso il governo centrale. Le amministrazioni locali quindi non possono fare altro che andare a rimorchio. Però possono agire cercando di agevolare l’insediamento di imprese qualificate o il potenziamento di quelle esistenti. Non tanto con la politica fiscale, bensì con quella urbanistica. In questo senso sarà molto importante il nuovo Prg. Nel residenziale dovrà essere a consumo zero del territorio. Nel produttivo si può aggiungere un tre per cento all’esistente. Ma sarà una quota da giocarsi bene. Molto bene. Dovrà essere la leva per garantire sviluppo e nuova occupazione.

Parlando di Cesena, la crescita economica può passare anche attraverso il turismo. Non potrebbe essere la panacea di tutti i mali, ma, nel medio lungo termine, potrebbe dare risultati interessanti. Cesena è una gran bella città. Fra quelle medio piccole ha poco da invidiare a tante italiane ed europee molto più blasonate.

Ad esempio Salisburgo. Lasciamo stare che ha il traino di Mozart. Però è unanimemente considerata un gioiellino. È vero, è bella e sufficiente vivibile. Soprattutto ha una gran bella rete di piazze. Cesena non è assolutamente da meno. Non dico che si debba puntare ai risultati di Salisburgo, ma una buona crescita potrebbe essere un risultato alla portata di Cesena.

Sono arrivato lungo e non c’è spazio per parlare di welfare. Lo farò perché è un tema molto importante e su cui c’è tanto da dire.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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