Emerge dallo studio della Uil. L'analisi di Marcello Borghetti
Brutte notizie dalla cassa integrazione: in ottobre c’è stata un’impennata. Emerge dal puntuale studio della Uil. Questa l’analisi del segretario, Marcello Borghetti.
Con il rapporto Uil sulla cassa integrazione del mese di settembre abbiamo segnalato che la fragile ripresa, non produceva grandi effetti sulla disoccupazione, che rimane alta e sull’occupazione che rimane eccessivamente precaria.
Una situazione che peggiora il quadro economico del territorio anche sul fronte dei redditi, che come indicato nel recente studio della Uil sulle dichiarazioni dei redditi, sono bassi e sotto la media regionale e nazionale. Il decimo rapporto Uil sulla cassa integrazione, indica per il mese di ottobre su settembre, una brusca impennata nelle richiesta di cassa integrazione della provincia di Forlì-Cesena con la Cassa integrazione ordinaria che passa da 24.015 a 138.068 ore, e la cassa integrazione straordinaria che passa da 0 a 142.893 ore per un incremento complessivo del 1.069,9%.
I dati della CIG ordinaria segnalano nuove imprese in difficoltà, mentre il forte aumento di richieste di cassa integrazione straordinaria è determinata da riorganizzazione e prosecuzione della crisi. Molte aziende che hanno esaurito i periodi di cassa integrazione, di fronte ad un acuirsi e ripetersi della crisi, possono quindi solo licenziare.
Anche se lo stock complessivo di ore richieste su base annua è fortemente ridotto rispetto al 2017, siamo in presenza di un campanello d’allarme che conferma le diffuse preoccupazioni. Lo spettro di una recessione economica è determinato certamente da fattori internazionali, ma anche da fattori nazionali e territoriali, specificamente dall’assenza di politiche immediate e concrete sugli investimenti ma anche, da un clima sfavorevole ad una idea di crescita.
Peraltro il nostro Paese corre il rischio di sottostimare le reali difficoltà del sistema produttivo, a causa delle restrizioni nell’accesso agli ammortizzatori sociali definite con il Jobs Act e solo parzialmente recuperate con provvedimenti legislativi recenti. Manca una idea di sviluppo efficace sana ed organica, con l’illusione che si possa puntare solo all’export e non, anche, sul forte rilancio del mercato interno e dei consumi.
Da questo punto di vista appare sciagurata la diffusa propensione alla ricerca del solo contenimento del costo del lavoro attraverso il precariato e il contenimento dei redditi. Abbiamo notizia di situazioni dove si attua la disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro più strutturati alla ricerca di contratti di comodo. Persiste poi la negazione dei contratti integrativi e abbiamo notizia di appalti privati con applicazione di contratti di lavoro esteri, ovviamente fortemente penalizzanti per retribuzione e contribuzione.
La parola lavoro, continua a rimanere la grande assente nel dibattito preelettorale locale. La Uil ribadisce che per uno sviluppo strutturale e per la salvaguardia del nostro stato sociale, sono fondamentali investimenti pubblici e privati in infrastrutture materiali e immateriali nonché la riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati per rilanciare consumi ed equità, temi sui quali ribadiamo il dovere ad un confronto partecipato.
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