“I Promessi sposi alla prova” al Festival

RAVENNA. “Questo è un tempo di inquietudini, di perdita di confini e valori che chiede di tornare indietro per fare il punto, confrontarsi e rimettersi alla prova,” dice la regista Andrée Ruth Shammah nel restituire al pubblico uno dei capisaldi della letteratura italiana e farne conoscere e amare la riscrittura di Giovanni Testori.

Sabato 1 luglio, alle 21 al Teatro Alighieri, il riallestimento de I Promessi sposi alla prova, storico spettacolo del Teatro Franco Parenti di Milano, celebra un doppio anniversario – i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni e il centenario della nascita di Giovanni Testori – a partire dal testo con cui Testori ha “accolto, tradito o tradotto” le parole di Manzoni per il lettore di oggi, “in una nuova forma che rende contemporanee e facilmente comunicabili verità antiche di cui abbiamo nuovamente bisogno”. Una produzione del Teatro Franco Parenti e della Fondazione Campania dei Festival, con la collaborazione di Fondazione Teatro della Toscana e dell’Associazione Giovanni Testori, I Promessi sposi alla prova vede in scena Giovanni Crippa, Federica Fracassi, Tobia Dal Corso Polzot, Rita Pelusio, Aurora Spreafico, Vito Vicino e la partecipazione di Carlina Torta; le scene sono di Gianmaurizio Fercioni e le luci di Camilla Piccioni, mentre le invenzioni di Michele Tadini si amalgamano alle musiche create da Paolo Ciarchi per lo spettacolo originale.

In uno spoglio palcoscenico di provincia, le pareti biancastre, l’attrezzeria in disordine, le porticine, i pontili, le scalette a vista e una saracinesca grigia sul fondo; un gruppo di giovani attori appassionati e inesperti – un po’ smarriti e un po’ curiosi – prova, sotto la guida di un maestro, qualcosa che assomiglia al capolavoro di Manzoni, ma che diventa qualcos’altro, nel tentativo di liberare i personaggi dalla pagina scritta e fare degli attori uomini che camminano da soli. Messo in scena per la prima volta nel 1984, I Promessi sposi alla prova racchiude il senso del “fare teatro”: in questo dramma corale, i personaggi provano a uscire dai ruoli teatrali e umani per entrare nel loro tempo, finché arte e vita si fondono e il regista/maestro, insieme ai suoi allievi, si fa esploratore dell’animo umano e del mestiere di attore. Farlo attraverso un “romanzo della storia” come quello di Manzoni significa riportarlo nel quotidiano, intrecciarvi il vissuto degli attori quanto la nostra esperienza, affidandosi alla vertiginosa potenza della parola di Testori.

Mentre ripassano scene e battute, gli attori chiamati a impersonare i protagonisti del romanzo interrogano il testo, contrapponendo l’originale alla rilettura in un susseguirsi di riflessioni meta-testuali sul senso – oggi – dei Promessi sposi. Renzo e Lucia, per esempio, confessano di essere legati da un amor profano che non è il legame quasi esclusivamente spirituale che Manzoni loro attribuisce. L’attrice che impersona la Monaca di Monza, invece, si è immedesimata nel personaggio fino a diventarne prigioniera: appare in scena per rigettare l’identità cucitale addosso dal romanzo e farsi autrice della propria storia. E Lucia, decisa a incontrare l’Innominato, è forse attratta dall’immoralità di quell’uomo? È questo il senso di “alla prova”: I promessi sposi manzoniani diventano la cartina tornasole della nostra contemporaneità, l’illustre pretesto per valutare lo stato di salute della comunicazione, il valore delle parole. Anche il pubblico viene messo alla prova, costretto al confronto con un romanzo apparentemente fin troppo familiare, parte del vissuto scolastico di ogni generazione, e che pure si svela come terra straniera, attraversata da molteplici discorsi e interpretazioni.

Andrée Ruth Shammah collaborò attivamente al debutto del titolo e oggi, con all’attivo ben otto regie di drammi di Testori, propone un riallestimento profondamente fedele a quello originale, non cedendo alla facile nostalgia ma cercando un raffinato equilibrio fra passato e presente, mescolando e stratificando per un teatro che non è semplicemente dentro il teatro ma fuori dal teatro, in costante contatto con ogni leggerezza e intensità della vita vissuta, proprio mentre si compie un nuovo passaggio di testimone tra generazioni di attori, maestri e allievi.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org

Biglietti: posto unico 15 Euro (ridotto 12 Euro); under 18 5 Euro

Carnet Open (min. 4 spettacoli) -15% sul prezzo dei biglietti

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