Sfioriamo l’assurdo

Il voto di Rousseau è una bestemmia costituzionale che mina la credibilità di uno Stato

Non sono mai stato un sostenitore dell’accordo fra Pd e 5Stelle. Soprattutto perché ritengo che non ci fossero le condizioni per far nascere un governo forte, in grado di governare per anni dando all’Italia quella stabilità di cui ha bisogno. Nello stesso mi preoccupano le fughe in avanti di Salvini. In particolare l’apprezzamento che ha fatto all’ultradestra tedesca per il risultato ottenuto nelle elezioni di domenica. Questo non vuol dire che sono un Giano bifronte. Sono una persona che ha molti dubbi. Su una cosa però ho certezze: non si fanno governi contro. Un’alleanza fatta con il Vinavil è solo una inutile e controproducente foglia di fico.


Da elettore di centrosinistra i miei dubbi legati all’alleanza con i 5Stelle sono di due ordini. Innanzitutto c’è quella programmatica. In passato non mi ha mai convinto la decrescita che, comunque, non può essere felice. Però, per fortuna, non ne sento più parlare. Però ci sono molti approcci che ancora la richiamano. Innanzitutto l’ostracismo verso le opere pubbliche che per un keynesiano convinto è una barriera difficile da superare. Anche perché la creazione di opere pubbliche non deve per forza far rimanere con inquinamento. Anzi, spesso possono aiutare l’ambiente.

L’altro motivo per il quale sono distante dai grillini è la demagogia. Sostantivo ancora più adeguato rispetto a populismo. Non che gli altri partiti (di tutto l’arco costituzionale) siano esenti da colpe. Ma i 5Stelle spesso esagerano. Come nel caso della democrazia diretta. Chi mi conosce sa che sono sempre stato un sostenitore del coinvolgimento della base. Non a caso mi piace Carta bianca (ultimo modello, ma dotato di meno disponibilità finanziaria) e dei Quartieri. Però a tutto c’è un limite. Legare la nascita di un governo al voto su Rousseau è un’assurdità. Per tutta una serie di motivi.


Innanzitutto c’è un particolare non irrilevante: gli elettori dei 5Stelle sono molti di più rispetto ai poco più di 100 mila iscritti alla piattaforma creata dalla Casaleggio. Perché allora devono decidere solo quegli eletti? Ma, anche se avessero accesso tutti, non avrebbe senso fare una consultazione del genere dopo l’iter istituzionale percorso: consultazione del presidente della Repubblica, scelta di un presidente del Consiglio, trattativa fra i partiti. Potevo capire se ci fosse stata una consultazione preventiva, ma farla adesso, a giochi fatti, non ha senso. A prescindere da quello che sarà l’esito. È una bestemmia costituzionale che mina la credibilità di uno Stato.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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